La morbidezza della luce è definita da quanto sono diffusi i bordi delle ombre e delle luci. I bordi taglienti sono causati da una luce dura, ovvero una luce piccola rispetto al soggetto. I bordi sfocati sono causati da una luce dolce, cioè una luche più grande rispetto al soggetto.
Il sole è una sorgente luminosa enorme (100 volte il diametro della terra) ma è così lontano che è piccolo rispetto alla terra, il che rende la sua luce diretta una luce dura. Un cielo nuvoloso diffonde la luce del sole su un’area molto grande rispetto all’illuminazione diretta, per cui la luce da un cielo nuvoloso è una luce soffusa.
Il diffusore di luce principale deve essere il più grande possibile o almeno più grande del vostro soggetto, al fine di poter avere la migliore qualità della luce. È possibile ottenere buoni risultati con una luce principale leggermente più piccola del soggetto, ma non sarà così morbida come potremmo ottenere con una dimensione maggiore.
Usate i diffusori a distanze dal soggetto pari a 1 a 2 volte la diagonale di un softbox aperto o il diametro dell’ombrello aperto: in questo modo otterrete il miglior equilibrio tra morbidezza della luce e rapporto tra luce e ombre.
La morbidezza della luce e il rapporto tra luce ed ombra diminuiscono all’aumentare della distanza tra il softbox o l’ombrello ed il soggetto principale della fotografia. I diffusori possono essere impiegati senza grossi problemi fino ad una distanza di 3 volte la diagonale, ovviamente con una morbidezza della luce molto importante. A distanze superiori, la luce diviene molto difficile da gestire. Inoltre, tende a diventare piatta, ovvero vi è poca differenza tra l’intensità della luce ai bordi della scena e l’intensità della luce che colpisce il soggetto principale.
Per quanto riguarda i softbox, il consiglio è di impiegarne uno di almeno 90×150 come diffusore principale (nel caso di ombrello cercatene uno di diametro pari a 150cm). Può essere impiegato orizzontalmente per fotografare la testa o il mezzobusto o per piccoli gruppi di persone. Verticalmente per fotografare un soggetto a figura intera (in piedi).
Se si utilizza un diffusore ad una distanza inferiore ad una volta la diagonale del softbox o il diametro dell’ombrello, otterrete una luce morbida ma il rapporto tra l’intensità delle luci e delle ombre ai bordi della scena e il rapporto tra l’intensità delle luci e delle ombre sul soggetto principale sarà molto marcato (la luce decade rapidamente con l’aumentare della distanza, seguendo una curva logaritmica). Una soluzione del genere può essere utile per ritratti di uomini robusti, ma raramente è un bene per altri tipi di ritratti.
Luce di riempimento
La luce di riempimento viene utilizzata ad una intensità ridotta ed in genere è posizionata più vicino alla fotocamera. Poiché è vicino alla fotocamera, la morbidezza di questa luce non è così importante come quella della luce principale. Ciò significa che può essere impiegato un diffusore più piccolo.
Se vi siete dotati di un diffusore principale come scritto in precendenza (90×150 o 150 cm di diametro, ad esempio), potete affiancare un diffusore secondario da 60×60 cm o un ombrello da 100cm di diametro. Ovviamente tutto è anche legato alla distanza alla quale posizionate la fotocamera rispetto al soggetto principale: se siete parecchio lontani (quindi usate uno zoom), non posizionate il diffusore vicino alla fotocamera (sarebbe inutile) ma ad una distanza intermedia.
Sfondi e capelli
I capelli sono uno dei problemi principali quando si fa fotografia in studio, soprattutto se sono chiari. Un normale softbox potrebbe essere non sufficiente per ben illuminarli, cosa che vale anche per alcuni particolari sfondi. Per questo motivo, al fine di avere il massimo della resa dalle luci di studio, bisogno considerare una serie di accessori come le griglie a nido d’ape per i softbox, gli snoots, le alette, i gobo, le bandelle, i gel per la colorazione delle luci.
Le bandelle sono dei semplici dispositivi pastici o metallici che vengono utilizzati per bloccare la luce ed impadirle di andare dove non è voluta. Un esempio è il posizionamento di una bandella tra la luce che illumina i capelli e la fotocamera in modo da non avere un riflesso sulla lente. Potete utilizzare qualunque cosa per bandella, non è sicuramente necessario spendere cifre importanti (basta anche un banale foglio di polistirolo)
Un gobo è uno strumento il cui nome è l’abbreviazione di Go Between oppure Goes before optic. Utilizzati principalmente sui set fotografici, è un oggetto che modella luce, dandogli delle forme particolari. Esistono differenti prodotti in grado di produrre differenti tipi di disegno (che possono essere delle semplici trame o anche figure più complesse) a differenti prezzi. Un esempio di Gobo di qualità è quello offerto da Lastolite, una struttura che si adatta alla luce stroboscopica e che permette di usare differenti dischi intagliati in modo differente per ottenere, appunto, effetti differenti. Il motivo per cui si usano i Gobo è prettamente scenico e serve per rendere meno noioso uno sfondo o tutta la luce dell’immagine. Occhio che il Gobo riduce la quantità totale di luce emessa dallo stroboscopio, tenetene conto.
Dei softbox strip ne abbiamo già parlato. Questo tipo di softbox è particolarmente apprezzato quando si tratta di fotografare capelli o per enfatizzare lo sfondo
Gli snoot servono per orientare la luce e per ridurne la dimensione. Si tratta di componenti plastici dal costo ci circa 30/40 euro (come questo snoot dynasun), ma considerando la banale facilità realizzativa, possono essere anche realizzati direttamente da voi usando del semplicissimo cartone.
Le griglie per gli strobo o per i flash sono altri accessori che non dovrebbero mai mancare nel corredo fotografico. Costano una decina di euro l’uno e sono disponibili in differenti formati (1/4, 1/6 e 1/8 di pollice, per esempio). Un modello di griglia universale della Micnova, ad esempio, costa meno di 10 euro.
Nel caso fosse necessario “colorare” la scena, i gel sono la soluzione perfetta. Un kit da 4 gel di colore differente ha un prezzo che non supera i 40 euro, più o meno. Ovviamente acquistate un kit per ogni luce strobo che avete in studio.
Le alette per gli stroboscopi sono normalmente fornite insieme allo stroboscopio stesso o venduti in bundle con i gel, per esempio. Utili per direzionare la luce, sono poco costosi e non dovrebbero mai mancare nel kit fotografico.
Le pinze sono tra quegli oggetti che, spesso e volentieri, ci si dimentica. Eppure sono utili in mille occasioni, dal fissaggio di un fondale ad quello di un pannello ad uno stativo. Considerando il loro costo ridotto (un kit Dynasun da 5 pinze costa meno di 20 euro), tenerne un po’ in studio è sempre una buona idea.