Usare le foto altrui e ri-utilizzarle, a fini commerciali e senza compensare il fotografo, è normalmente un reato. O meglio, quasi. Quasi in quanto (attenzione, stiamo parlando degli Stati Uniti) una corte federale della Virginia ha preso una decisione che buona parte dei fotografi non apprezzeranno: la corte ha stabilito che trovare una foto su Internet e poi utilizzarla senza permesso su un sito web commerciale può essere considerato un uso corretto.
Il retroscena
La battaglia per il copyright è iniziata quando il fotografo americano Russell Brammer ha trovato una delle sue foto (di un quartiere di Washington DC), ritagliata e utilizzata dal sito web per il Northern Virginia Film Festival .
Brammer, scoperto l’utilizzo della foto e non avendo ricevuto alcuna comunicazione, ha inviato una lettera di “cease and desist” (ovvero una comunicazione “standard” per far rimuovere la fotografia) alla Violent Hues Productions, la compagnia che ha organizzato il festival (e quindi anche il gestore del sito relativo), oltre ad una richiesta di indennizzo. La quale ha risposto a Brammer sostenendo il “fair use”, ovvero l’uso corretto della foto stessa.
La legge
Negli Stati Uniti, l’uso di materiale protetto da copyright senza autorizzazione per “fair use” può avvenire e dipende da quattro fattori (17 U.S. Codice § 107):
- lo scopo e il carattere dell’uso (compreso il ritocco, come il ritaglio della foto, sia per uso commerciale che non commerciale
- la natura dell’opera protetta da copyright,
- la quantità dell’opera utilizzata
- la misura in cui l’uso influisce sul mercato e/o sul valore dell’opera.
Dopo aver considerato questi quattro fattori, il giudice distrettuale della Virginia ha concluso che l’uso da parte degli organizzatori del festival della foto di Brammer soddisfa i criteri per un uso corretto.
La motivazione
Per chi fosse interessato, qui potete trovare il documento originale emesso dal giudice. Riassumendo la decisione, il giudice ha considerato che l’uso è stato corretto perché la foto è stato utilizzata su un sito web commerciale in modo non commerciale, a scopo informativo piuttosto che espressivo.
L’uso della fotografia da parte di Violent Hues è stato trasformativo sia nella funzione che nello scopo. Mentre lo scopo di Brammer nel catturare e pubblicare la fotografia era promozionale ed espressivo, lo scopo di Violent Hues nell’utilizzarla era informativo: fornire ai partecipanti al festival informazioni sul territorio locale. Inoltre, questo uso non era commerciale, perché la foto non è stata utilizzata per pubblicizzare un prodotto o generare reddito.
Inolte, l’uso è stato considerato in buona fede perché l’azienda ha trovato l’immagine online, non ha avuto modo di controllare il copyright ma soprattutto ha rimosso la foto incriminata non appena ricevuto il “cease e desist”.
L’uso della foto da parte di Violent Hues è stato in buona fede.Il sig. Mico, proprietario di Violent Hues, ha trovato la foto online e non ha visto alcuna indicazione che fosse protetta da copyright. Il signor Mico attesta di aver creduto che la foto fosse disponibile al pubblico. Questa buona fede è ulteriormente confermata dal fatto che non appena Violent Hues ha appreso che la foto sarebbe potuta essere potenzialmente coperta da copyright, ha rimosso la foto dal sito web.
La corte ha inoltre considerato che la foto non avesse scopo “creativo”, ma fosse stata pubblicata, appunto, come “fatto”, come guida per chi sarebbe arrivato al festival.
La fotografia in questione conteneva elementi creativi (come l’illuminazione e la velocità dell’otturatore), ma era anche una rappresentazione di un luogo reale: il quartiere Adams Morgan di Washington DC. Violent Hues ha usato la foto puramente per il suo contenuto “de facto”, ovvero per fornire ai partecipanti del festival una rappresentazione del quartiere Adams Morgan.
re, il fatto che la foto fosse stata precedentemente pubblicata online ha influito negativamente su Brammer.
Inoltre, la portata dell’uso corretto viene ampliata quando un’opera protetta da diritto d’autore è stata precedentemente pubblicata. E’ indiscusso che Brammer aveva già pubblicato la fotografia su diversi siti web nel 2012, e almeno una di queste pubblicazioni non conteneva alcuna indicazione che fosse protetta da copyright. Questa precedente pubblicazione e l’uso della foto da parte di Violent Hues per il suo contenuto favorisce l’uso corretto.
Infine, sembra che ritagliare e utilizzare solo una parte di una foto sia utile per un uso corretto, anche se i fotografi ritagliano regolarmente le foto per creare nuove foto che vengono a loro volta considerate opere.
E’ rilevante che Violent Hues ha modificato la fotografia ritagliando circa la metà della foto originale. I colori forti sono stati limitati rispetto alla foto originale, al fine di adattate la foto ad uno scopo informativo. La Corte ritiene pertanto che anche questo fattore vada a vantaggio di un uso equo
Non vi sono prove che l’uso di Violent Hues abbia avuto un effetto negativo sul mercato della fotografia. Brammer attesta di aver ricevuto sei compensi per la foto, tra cui tre vendite fisiche di stampe e tre licenze d’uso. Almeno due di queste vendite sono avvenute dopo l’inizio della presunta infrazione di Violent Hues, a dimostrazione del fatto che l’uso di Violent Hues non ha inciso sul mercato della fotografia. Brammer ha inoltre testimoniato che attualmente non fa alcuno sforzo per commercializzare la foto.
Inoltre, l’uso trasformato della foto e non commerciale di Violent Hues elimina un effetto negativo sul mercato della foto: Violent Hues non ha venduto copie della foto o non ne ha ricavato alcun reddito. Non ci può essere alcuna argomentazione legittima che Violent Hues abbia “rubato mercato”, soprattutto dal momento che Violent Hues ha usato solo circa la metà della foto sul suo sito web.
Poiché ciascuno dei quattro fattori di utilizzo equo favorisce Violent Hues, la Corte ritiene che l’utilizzo di Violent Hues sia stato un utilizzo equo e che non vi sia stata alcuna violazione del copyright.
Conclusione
Ovviamente le reazioni alla decisione della corte sono state abbastanza negative in America: per molti fotografi questa sentenza, come afferma Stephen Carlisle, il Copyright Officer della Nova Southeastern University: ha il potenziale per erodere seriamente le protezioni del copyright concesse ai fotografi.
Bisognerà adesso vedere cosa accadrà ma soprattutto quanti altri casi similari si verificheranno, di quanto ci si potrà discostare in termini di “ritaglio” e riutilizzo. Di sicuro questa sentenza (che in America fa giurisprudenza) è un brutto colpo per i fotografi.