Negli anni passati la figura del fotografo di matrimonio ed in generale la fotografia di matrimonio era molto differente rispetto a quella odierna. Il primo motivo che mi viene in mente è tecnologico: la fotografia digitale, che la si odi o che la si ami, ha portato tantissimi vantaggi sia in termini economici che pratici.
Prima dell’avvento del digitale, con il rullino da 12/24/36 pose le foto che si scattavano erano molte meno, forse più ragionate direbbe qualcuno. Con il digitale, invece, la quantità di foto che vengono scattate è immensa. Il digitale ha rivoluzionato la fotografia, e la fotografia di matrimonio non fa eccezione: la possibilità di scattare così tante fotografie ha permesso da una parte di dare vita a tantissime foto orribili, dall’altra ha dato la possibilità ai fotografi di sperimentare nonché far evolvere un genere fotografico che, in fin dei conti, non ha mai goduto degli onori della cronaca.
Il fotografo di matrimonio, non so perché, era visto e ancora oggi viene visto, anche se in misura minore, come un fotografo “minore”, soprattutto se paragonato a chi fotografa la moda o si cimenta nella fotografia di strada: vogliamo ricordare le le famose foto kitsch russe degli anni 90 in cui gli sposi venivano ritratti dentro bolle, su sfondi stellati, mentre cavalcano unicorni volanti, o tutte le foto di pessimo gusto che sono state scattate anche dai fotografi nostrani? Negli ultimi anni, grazie ad internet e al continuo confronto tra colleghi di tutto il mondo, la fotografia di matrimonio ha fatto passi da gigante, giungendo a divenire uno dei settori più interessanti, uno dei settori dove è probabilmente possibile sperimentare e “osare”.
Personalmente, ho iniziato con la fotografia di paesaggio. Una fotografia che ai molti sembra la più semplice in assoluto (i paesaggi sono statici, giusto?), ma in realtà è uno dei generi fotografici più complessi che esistano, perché è facilissimo cadere nel banale. Un tramonto bellissimo è facile da fotografare, troppo facile: per renderlo speciale più di quello che già è, bisogna riuscire a guardarlo in modo diverso da come lo guardano tutti gli altri ed avere la sensibilità di riproporlo nella foto. Apparentemente la fotografia di paesaggio non ha nulla a che vedere con quella di matrimonio: nulla di più errato. Con il passare degli anni ho potuto scoprire come tutte le ore passate in mezzo alla natura non solo erano state piacevoli, ma sono state anche una grande scuola per l’attività attuale. Le regole per avere una buona foto sono poche e semplici, così tanto che spesso non vengono rispettate: soggetto, sfondo e luce.
Questi tre elementi vanno sempre amalgamati al meglio. La luce è fondamentale perché senza di essa non esisterebbe la foto (come tutti ben sappiamo, fotografia significa scrivere con la luce). La luce va studiata e gestita nel modo giusto, facendo attenzione che gli altri due elementi (sfondo e soggetto) vengano illuminati nel modo desiderato. Il soggetto potrebbe sembrare la parte più importante in una foto di matrimonio: in parte è vero, ma non è la regola assoluta. Facciamo un esempio: immaginatevi un primo piano di due sposi che si baciano. Può essere il più bel bacio del mondo…ma dove si stanno baciando? Poniamo che il matrimonio venga celebrato sull’Empire State Building o alle cascate del Niagara: davvero evitereste di inserire il panorama nell’immagine? Ecco che l’aver sperimentato la composizione nel fotografare i panorami torna utile: è fondamentale la capacità del fotografo di amalgamare il tutto in un unico scatto, facendo risaltare il soggetto (il bacio) ma anche lo sfondo, parimenti importante.
Un bravo fotografo di matrimonio dovrebbe raccontare una storia dal suo punto di vista. Focalizzarsi solo sui soggetti, ad esempio, è un errore: racconterebbe si una storia (quella del matrimonio), ma sarebbe una storia a metà: in che contesto è stato celebrato il matrimonio? Qual’era l’ambiente circostante? Cosa accadeva intorno agli sposi? Fotografare il soggetto insieme allo sfondo è un modo non solo per raccontare una storia ma anche per caratterizzare il matrimonio stesso. Viceversa, occhio a non esagerare: siete lì per fotografare un matrimonio, non solo ciò che al matrimonio fa da contorno. Come in tutte le cose, la verità sta nel mezzo, ovvero bisogna saper creare il giusto equilibrio tra foto in primo piano e foto grandangolari.
Un altro elemento che trovo fantastico nella foto di matrimonio è che ti pagano per fare delle foto che normalmente non potresti fare. Mi spiego meglio: al giorno d’oggi la legge sulla privacy e il diritto all’anonimato limita parecchio l’attività di street photography (almeno in Italia). Immaginiamoci solo per un momento che perdita enorme sarebbe stata per la fotografia se Cartier Bresson o Gianni Berengo Gardin non avessero potuto scattare i loro capolavori (come accadrebbe oggi).
Durante un matrimonio si ha la possibilità di scattare tantissimi momenti interessanti e particolari che, a seconda del tipo di approccio, possono essere assimilati in parte a quei momenti che vengono catturati nella street photography. Magari il paragone non calza a pennello, ma quante volte il fotografo va a cercare momenti di intimità o momenti in cui i soggetti principali sono distratti?
Il reportage ed il fotografo
Va molto di moda il termine reportage di matrimonio, ma in realtà è un termine un po’ improprio, dato che il matrimonio è una situazione prestabilita in cui tutti sanno che c’è un fotografo. Durante un matrimonio, io ad esempio cerco di mimetizzarmi da ospite, vestendomi in modo appropriato e proprio per evitare che le persone mi inquadrino come Il fotografo e si irrigidiscano. Questo “trucco” sembra banale, ma vi assicuro che non tutti lo utilizzano. Ho visto colleghi andare a un matrimonio in canadese o pantaloncini corti.
Come avrete intuito, personalmente non vedo il mondo in bianco o nero: anche se il 90% della giornata di un matrimonio dovrebbe essere dedicata a foto naturali, secondo me dovrebbe esserci anche un momento (anche solo 5 minuti) dedicato a foto in posa, in cui è possibile, soprattutto se si crea un buon rapporto tra fotografo e sposi, creare foto particolari, differenti, uniche.
In conclusione, la fotografia di matrimonio la si può amare o odiare: anche se fare il fotografo di matrimonio è il lavoro che ho scelto e ad ogni matrimonio mi diverto, si tratta pur sempre di un lavoro molto stancante ed impegnativo, con una responsabilità altissima. Non amare questo tipo di professione, significherebbe accumulare stress e, inevitabilmente, fare un lavoro orribile.