La levitazione non è necessariamente un trucco relegato al mondo degli illusionisti, ma può essere praticata da chiunque, senza la necessità di particolari attitudini, specializzazioni o quant’altro. Tutto ciò che vi serve è una macchina fotografica nonché un qualunque programma di fotoritocco e qualche minuto di pazienza. Ovviamente stiamo parlando dell’effetto levitazione in fotografia dove fotografare qualunqhe cosa a mezz’aria è particolarmente semplice e richiede soltanto qualche minuto di lavoro in fase di postproduzione.
Ma procediamo con calma: prima di tutto, l’attrezzatura. Una macchina fotografica in grado di essere impostata in manuale, un programma di grafica (ed un computer) ed un cavalletto. Quest’ultimo è probabilmente il più importante dei tre in quanto dobbiamo essere in grado di scattare due foto, in quanto ad inquadratura, identiche.
Prima di tutto, cercate l’ambiente giusto dove fotografare il “fenomeno” della levitazione. Una scena assolata, con la presenza di ombre ben marcate, aiuta ad ottenere un ottimo risultato.
Fotografare una persona che levita: come fare
Ottenere una foto di levitazione significa scattare due fotografie e quindi combinarle insieme in fase di post produzione. Le due immagini, come accennato prima, devono essere del tutto uguali per quanto riguarda l’inquadratura e i parametri di scatto: stessa esposizione, stessa lunghezza focale, stessa immagine di fondo catturata. Insomma, lavorate in modalità manuale.
La prima immagine da catturare è la scena in cui volete far accadere il fenomeno della levitazione. Che sia un letto, un bosco o qualunque altra cosa, sistematevi in modo che il soggetto che leviterà sia sistemato in modo proprio (regole di composizione?): ciò significa che dovrete fare dei provini con la presenza del soggetto nella scena al fine di definire la posizione perfetta.
Una volta trovata, scattate la fotografia. Si tratterà, come nella foto seguente, di un “fondale”.
Passiamo adesso alla seconda fotografia. Ricordando quanto sia importante non muovere la macchina fotografica né variare i parametri di scatto, sistemate nella scena il vostro soggetto “volante”. Il che significa sistemare la persona (o la cosa) su di un piedistallo, su di un trespolo, su di una scala, come nell’immagine di seguito.
Occhio al sostegno: questo deve essere quanto meno invasivo sul soggetto della fotografia: nel caso della scala qui fotografata, immaginatevi il vostro soggetto come se non fosse sulla scala e correggete la sua postura di conseguenza (in particolare i piedi: se la persona è in punta di piedi sul gradino avrà, dopo aver lavorato la foto, una posizione di levitazione più naturale rispetto ad avere le piante ben sistemate sulla scala). Nel caso ad esempio della levitazione di una persona sul letto, potreste usare una cesta o uno sgabello o anche una sedia su cui far stendere il vostro soggetto: in questi casi ricordatevi di far indossare al soggetto un abito un po’ largo in modo tale che la parte frontale possa coprire anche leggermente il bordo superiore del supporto. Il motivo è semplice: il peso del soggetto andrà ad appiattire la parte di corpo che poggia sul supporto, rendendo innaturale la figura una volta lavorata. Un vestito attillato farebbe la stessa fine mentre un vestito che “pende” leggermente andrebbe a coprire fisicamente la parte interessata dal contatto con il supporto. Un esempio è la foto a fondo pagina dove il vestito copre perfettamente la zona di contatto tra la bambina e lo sgabello aumentando l’effetto levitazione.
Una volta terminate le foto, si passa alla fase successiva, il fotoritocco tramite un qualunque programma di grafica che permetta la sovrapposizione di livelli, come Photoshop o Gimp.
La prima cosa fare, è aprire la prima immagine su Photshop (usiamo questo come riferimento, il procedimento è identico su altri prodotti) e aggiungere la seconda immagine come secondo livello.
Assicuratevi che i livelli siano perfettamente allineati, in caso ci fossero dei disallineamenti spostate la foto con il tool di movimento (quello con le quattro frecce a “+”). Assicuratevi inoltre che l’immagine senza il soggetto sia il layer inferiore. Il che significa vedere la fotografia con il soggetto (l’altra è totalmente coperta).
Riducete l’opacità del primo layer (quello con il soggetto) al 50%. A questo punto, è necessario usare le maschere di livello di Photoshop, al fine di essere il meno distruttivi possibile nella realizzazione della nostra foto finale. Sulla foto principale, quella con il soggetto, aggiungete la maschera di livello (premendo il “quadrato con il buco al centro” disposto alla base della palette dei layer).
Usate quindi un pennello nero (“B”) per colorare tutta la parte che non vi interessa si veda (la sedia, la scala) o ancora meglio colorate di nero tutto ciò che non è il soggetto: in questo modo andrete ad uniformare il fondo ed eviterete che qualcosa sia andato fuori posto tra i due scatti (specie se c’è un po’ di vento). Questa operazione è un po’ noiosa e dovete fare attenzione a seguire bene i bordi. Nel caso di un fondale fisso potete essere molto rozzi (l’importante è non andare sul soggetto) o colorare al contrario solo il soggetto (non avendo vendo, difficilmente il fondale si è modificato tra i due scatti).
Finita questa operazione, il lavoro è pressoché concluso: non dovete fare altro che processare la maschera (mouse destro sulla maschera nella palette dei layer aperti e quindi rivela sezione) ed ammirare il lavoro finito! Se qualcosa non vi aggrada, non dovete fare altro che andare nuovamente sulla maschera ed aggiustare la parte colorata di nero aumentandola o diminuendola (usando lo strumento gomma) fin quando il lavoro finale non vi piacerà. Ricordate inoltre che potete impiegare un pennello più morbido nelle immediate vicinanze del soggetto per evitare che la discontinuità si veda troppo.