August Sander
è uno tra i più influenti artisti della fotografia del novecento, un illustre ritrattista molto legato al concetto della fotografia come testimone della realtà. August Sander credette fermamente nel concetto che la fotografia possa essere uno strumento d’indagine sociale e per questo dev’esser il più fedele possibile alla realtà.
Sander intraprese la carriera di fotografo seguendo la corrente pittorialista dalla quale non si staccò mai definitivamente (lo si denota nella scelta dei soggetti rurali). A Colonia, però, ebbe modo di entrare in contatto con un gruppo di artisti che lo indirizzarono verso uno stile differente, tutto suo, un’autonomia di pensiero che sfociò nella fotografia ritrattistica.
La scelta dei soggetti, come abbiamo detto, si concentrò principalmente sulle figure rurali come i contadini, ma non per ragioni estetiche bensì per questioni sociologiche: si trattava di soggetti appartenenti ad un mondo, quello rurale, sempre meno diffuso, sempre più diretto verso l’estinzione. L’intento di Sander è stato quello di mostrare questo mondo attraverso la fotografia, catturandolo ed imprimendolo su carta perché ne rimanga una testimonianza fedele prima che scompaia definitivamente. C’è da chiarire, però, che il suo interesse è sempre stato rivolto non al singolo bensì alla società, tant’è vero che raramente si riscontra nella fotografia di August Sander l’introspezione del soggetto stesso, anche se inevitabilmente è catturata ed è parte delle sue immagini, attraverso lo sguardo l’espressività e l’emozione vitale.
August Sander sposò, quindi, lo stile della fotografia realista, obiettiva, scevra degli elementi superflui. Importante è la cattura solo dell’essenziale, attraverso una tecnica abbastanza ripetitiva.
Da tutti questi dettagli traspare la visione del mondo di Sander: una visione legata alle dinamiche sociali per cui un uomo è sempre e comunque legato alla propria estrazione sociale ed alla propria professione.
August Sander nacque, nel 1876 nella cittadina di Herdorf, una piccola borgata industriale tedesca.
Fin da giovane August cominciò a lavorare nel bacino minerario che attornia il borgo insieme al padre, armatore di gallerie. Nel 1890 un fotografo venne incaricato di riprendere uno dei pozzi di Herdorf ed August gli venne assegnato come aiutante per il trasporto dell’attrezzatura. Fu questo il primo, fondamentale contatto con il mondo della fotografia per Sander.
August rimase folgorato da quell’esperienza e decise, con l’aiuto della famiglia, di allestire un piccolo laboratorio vicino a casa per studiare e perfezionare la sua tecnica fotografica. Sette anni dopo venne chiamato alle armi, a Treviri. Ritornò in Germania dopo due anni dopo ed iniziò a girarla in lungo ed in largo come assistente fotografo.
Nel 1901 iniziò a lavorare per lo stabilimento fotografico Greif, nella cittadina austriaca di a Linz. Qui si dedicò alla fotografia della classe media della metropoli. Ebbe modo, durante questo periodo, di conoscere la sua futura moglie Anna Seiterimacher (che sposò dopo essere divenuto socio del laboratorio fotografico della sua famiglia). Il 1910 rappresentò l’anno della svolta per August: durante un viaggio a Colonia, incontrò un gruppo di artisti che lo indirizzò verso il ritrattismo come studio sociologico.
Negli anni 20 entrò a far parte di un gruppo di artisti progressivi, fece un viaggio di tre mesi in Sardegna in compagnia di Ludwig Mathar al fine di raccogliere del materiale fotografico per un libro che però non vide mai la luce.
A metà del decennio elaborò (ma non pubblicò) la sua prima opera dedicata alla classificazione sociale tedesca ovvero “Ritratti del XX secolo”. Si tratta di un volume di circa 600 scatti, in cui August cercò di documentare lo sviluppo urbano attraverso un campionario di persone di varie estrazioni sociali. Se Ritratti del X secolo non vide mai la luce, differente fortuna toccò a “Facce del nostro tempo”, una raccolta di sessanta scatti pubblicato nel 1929.
Nel 1933 iniziarono le persecuzioni naziste ed August Sander finì nel mirino delle milizie del terzo reich: il nazismo infatti non ha mai visto di buon occhio la società ritratta dal fotografo. Si tratta di immagini di mendicanti, disoccupati ma anche rivoluzionari. Per questi motivi Sander finì in prigione e suo figlio, tacciato di crimini politici, venne giustiziato. Nel 1936 Sander fu nuovamente toccato nel profondo, con la distruzione da parte dei nazisti dell’opera Facce del nostro tempo. E proprio quest’atto diede nuova forza al fotografo che cominciò a immortalare i volti degli ebrei perseguitati.
A metà degli anni quaranta, il suo studio venne distrutto da un bombardamento per cui Sander e la sua famiglia dovettero rifugiarsi in campagna, a Kuchhausen.
Negli anni cinquanta Sander lottò per veder riconosciuto il suo lavoro ed ebbe modo di esporre in qualche mostra (alla fiera Photokina nel 1951 e nella mostra The family man nel 1955).
Morì nel 1964, a Kuchhausen, senza aver mai visto pubblicata alcuna sua opera completa.
Attualmente le sue opere vengono esposte in tutto il mondo, l’ultima mostra si è tenuta nel 2013 al New York Museum and Art Gallery (Leichester).