Jorge Cervera Hauser è un fotografo messicano specializzato nella fotografia subacquea, in particolare di creature marine, catturate nel loro mondo ed in tutta la loro magnificenza. Fotografo ma anche produttore di documentari e film (è il produttore esecutivo della Calypso Media), Jorge è attivissimo anche nella conservazione delle specie marine (in Messico, tramite l’organizzazione Pelagic Life). Di seguito potete trovare l’intervista che l’artista ci ha concesso, nonché una serie di scatti rappresentativi del suo lavoro, che potete ammirare in alta risoluzione (insieme a centinaia di altre immagini semplicemente splendide) qui.
Quando hai capito di voler essere un fotografo?
Sono sempre stato attratto dalla pellicola, dai documentari, e sicuramente da ciò che riguarda la fauna selvatica. Sono cresciuto guardando documentari naturalistici e leggendo libri sugli animali. Ho sempre saputo di voler essere il ragazzo dietro le telecamere, anche se non ho mai veramente capito come diventarlo. Forse mi vedevo più come un direttore della fotografia nell’ambito di riprese naturalistiche… che ho fatto, anche se il più delle volte in un ruolo produttore. Successivamente ho capito che quando sono in acqua quello che mi piace di più è fotografare, perché è qualcosa che faccio per me e che non sembri stia lavorando: sono solo io, sto esplorando, sono nel mio ambiente preferito, catturando qualcosa di bello da ricordare ogni momento.
Perché la fotografia subacquea?
Sono stato vicino al mare tutta la mia vita e il mio approccio all’oceano, a sorpresa, è stato attraverso una società di pesca sportiva che mio nonno possedeva. Ero abituato alle barche, ai pesci pelagici (i pesci pelagici prendono il nome dalla zona che abitano, chiamata appunto zona pelagica. Sono pesci pelagici le acciughe, le sardine, il pesce spada, il tonno, lo sgombro, e anche gli squali) e a passare tanto tempo sull’oceano….ma volevo un punto di vista diverso, volevo vedere in prima persona quello che ho visto in tutti i documentari e spettacoli televisivi che ho amato. Ma qualcosa è cambiato solo nel 2005, quando mi sono iscritto ad un corso per immersioni. Poi, nel 2007, ho preso parte ad una crociera subacquea nel Mar di Cortez e un mio amico mi ha prestato la sua Olympus (una compatta point & shot e relativa custodia subacquea) per scattare qualche fotografia in immersione. Sono tornato a casa con alcune fotografie piuttosto amatoriali di leoni marini, stelle marine, e piccoli pesci … mi è piaciuto molto e ho capito che avrei avuto bisogno della mia attrezzatura, attrezzatura seria, ed un sacco di pratica.
Se potessi tornare indietro di dieci anni, che consiglio daresti a te stesso?
Io non mi darei alcun consiglio, perché se dicessi a me ventenne quello che sarei riuscito a fare negli anni successivi probabilmente non mi sarei impegnato tanto sul serio: vincere un reality televisivo sui registi di fauna selvatica in Sud Africa con Animal Planet, osservare il comportamento di tutti gli animali che ho potuto vedere, riuscire nella salvaguardia e conservazione degli squali in una piccola cittadina messicana attraverso l’ecoturismo, diventare un ambasciatore per Discovery Channel, parlare al TED, produrre un documentario pluripremiato che è divenuto un punto di svolta nel mio paese.
Sono contento del modo in cui mi sono gestito finora, il che è significato un sacco di lavoro e di sacrificio. La fotografia naturalistica, il cinema e la conservazione delle specie è sempre stato qualcosa di “secondario” (in senso lato, ovvero non è stata la vera fonte di guadagno e di sostentamento): quello che mi ha permesso di fare quello che ho fatto (ovvero seguire la mia passione) è stato lavorare a tempo pieno in pubblicità e marketing aziendale attraverso la mia società di produzione. Per fare un esempio, negli ultimi 5 anni ho avuto due lavori che mi hanno totalmente occupato, di cui solo uno genera un profitto. E mi piace.
C’è qualcosa in particolare che vorresti farci sapere di te?
Amo in generale la vita all’aria aperta, amo viaggiare in sella alla mia bicicletta su strade deserte, cosa che mi permette di svuotare la mente.
Ho sempre voglia di fare di più…viaggiare di più, fare un film migliore, scattare foto migliori e soprattutto ottenere di più nella tutela delle incredibili risorse del Messico. In questo senso sono come un bambino, perché non ne ho mai abbastanza. E credo che questo sia contemporaneamente una buona, perché mi spinge costantemente ad andare avanti ma è anche un male, perché quando raggiungo un obiettivo importante mi rendo conto di non essere realmente consapevole di ciò che ho fatto.
Il tuo scatto (o incarico) da sogno: Quale potrebbe essere?
Posso pensare a molti incarichi da sogno … ad esempio gli orsi polari e i narvali su nell’Artico. Ma penso che il vero sogno sia l’essere in grado di fare il fotografo a tempo pieno, dimenticare i miei noiosi clienti aziendali e essere solo là fuori in mare e vivere la mia vita. Anche in questo preciso momento sto lavorando, e speriamo che la prossima volta che concederò un’intervista sia da qualche luogo sperduto in mezzo al mare aperto.
Qualche parola o consiglio per i fotografi di domani?
Non permettete che un’opportunità passi via senza approfittarne, siate là fuori per quanto è possibile, e siate molto testardi. E’ facile giustificare il non fare qualcosa, esistono tantissimi motivi da utilizzare: “non è sicuro”, “le possibilità solo molto limitate”, “e se non ottengo nulla?”, “Ho un sacco di lavoro da fare”, “sono troppo stanco “. Un sacco di volte non facciamo cose a causa del “se” ma quando il “se” realmente accade, ci si rende conto che il “se” non è mai così male come si pensava e si trova sempre un modo per andare avanti, anche nelle situazioni più sfavorevoli.
Abituatevi a non farcela, soprattutto quando si lavora con la natura. La natura è così imprevedibile che la maggior parte delle volte si tornerà a casa a mani vuote, ma quella volta in cui si riesce ad ottenere ciò che stavamo cercando, ripagherà di tutti gli sforzi e delusioni.
Un altro consiglio importante è quello di crearsi le proprie opportunità. Ovviamente è 100 volte più difficile… ma se ci mette seduti ad aspettare un incarico o si mettono tutti gli sforzi nell’invio del proprio CV o del portfolio ad agenzie importanti quali NatGeo….beh…probabilmente non accadrà nulla.
Ricordo che tutte le immagini sono proprietà di Jorge Cervera Hauser, con tutti i diritti riservati.