Ansel Adams (1902 – 1984) è un famoso fotografo-scienziato che per primo definì una teoria scientifica sull’esposizione e sull’ampliamento della capacità di registrazione dei toni nelle pellicole chiamato semplicemente sistema zonale (Zone System).
Il sistema zonale è una tecnica che è stata formulata da Ansel Adams e Fred Archer negli anni ’30. Si tratta di un approccio a un modo di lavorare standardizzato che garantisce una corretta esposizione in ogni situazione, anche nelle condizioni di illuminazione più difficili, come la retroilluminazione, l’estrema differenza tra le aree di luce e ombra di una scena, e molte condizioni simili che con ogni probabilità faranno scattare il sistema di metering della vostra fotocamera, dandovi un’esposizione completamente errata.
Vantaggi dell’utilizzo del sistema a zone
- Catturare una corretta esposizione ogni volta, anche nelle situazioni di luce o di scena più difficili.
- Avere una valutazione precisa dei toni e della gamma dinamica della scena prima di effettuare una ripresa.
- Sapere quando è necessario utilizzare filtri a densità neutra graduata.
- Sapere esattamente quanto distanziarsi per effettuare scatti di esposizione tra parentesi per la successiva miscelazione.
- Determinare le situazioni in cui è necessario utilizzare un flash di riempimento per ottenere una corretta esposizione.
I concetti chiave del sistema a zonale
Per quanto questo sistema sia legato a doppia mandata con le pellicole fotografiche, ancor oggi alcuni fotografi considerano la scala di Ansel Adams come un punto di riferimento anche nella fotografia digitale. L’obiettivo per cui il Sistema Zonale è stato ideato è ottenere, nella fotografia finale, la massima scala tonale possibile con quindi dettagli visibili sia nelle ombre che nelle luci.
Il sistema a zone divide una scena in 10 zone sulla scala tonale (anche se ci sono variazioni di 9 e 11 zone). Ad ogni gamma tonale viene assegnata una zona. Ogni zona differisce da quella che la precede di 1 stop, e da quella che la segue di 1 stop. Quindi ogni variazione di zona equivale a 1 stop di differenza. Le zone sono identificate da numeri romani, con il tono centrale (con una riflettanza del 18%) che è una zona V che è la zona 5.
Il sistema zonale parte dal presupposto che il fotografo è in grado di calcolare l’esposizione “significativa” e “centrale” di una scena che sarà il punto centrale (V) della scala di Ansel Adams, composta, come detto, da 11 (da 0 a X) differenti step ( o meglio, stop).
- Zona 0 corrisponde al nero. Nessuna trama distinguibile. Corrisponde al al valore 0degli istogrammi digitali.
- Zona 1 Piccolo cambio di tonalità rispetto alla zona precedente ma ancora nessuna trama distinguibile. Corrisponde al al valore 26 degli istogrammi digitali.
- Zona 2 Levi tracce di trama. Corrisponde al valore 51 degli istogrammi digitali.
- Zona 3 Zona corrispondente a materiali scuri o poco riflettenti. I soggetti cominciano a presentare buone forme di dettaglio. Corrisponde al valore 76 degli istogrammi digitali.
- Zona 4 Fogliame scuro, pietre scure, o zone in ombra. Corrisponde al valore 103 degli istogrammi digitali.
- Zona 5 Grigio medio (cartoncino Kodak di riferimento – riflettanza al 18%), paragonabile a carnagioni scure o pietre grigie. Corrisponde al valore 128 degli istogrammi digitali.
- Zona 6 Valore medio della pelle delle popolazioni europee, pietre chiare. Corrisponde al valore 152 degli istogrammi digitali.
- Zona 7 Carnagione molto chiara, neve liscia con illuminazione laterale. Corrisponde al valore 178 degli istogrammi digitali.
- Zona 8 Bianchi con trama e sfumature delicate, neve con tracce superficiali, alte luci su pelle normale. (ultima zona utile al fine compositivo) Corrisponde al valore 205 degli istogrammi digitali.
- Zona 9 Bianco senza trama superficiale, ultima differenza con il bianco puro. Corrisponde al valore 230 degli istogrammi digitali.
- Zona 10 Bianco puro, nessuna trama. Corrisponde al valore 255 degli istogrammi digitali.
Come accennato prima, ogni zona equivale ad uno stop. Lo Stop, nell’ambito della fotografia, equivale ad un passaggio di diaframma completo o al raddoppio/dimezzamento del tempo di scatto (Se andiamo a sovraesporre o sottoesporre una fotografia di uno stop, non facciamo altro che spostarlo in una zona limitrofa).
Il Sistema Zonale,ricordiamo, non tiene conto del valore luminoso reale della nostra scena MA fa riferimento al valore ottenuto sulla fotografia una volta scattata. Nella foto di seguito, possiamo notare come tutte le zone della fotografia siano riconducibili ad una delle 11 zone della scala di Ansel Adams.
Il Sistema Zonale si basa sulla capacità dell’occhio umano di vedere le luci e sulla sua latitudine di posa ( pari a circa 12 stop, appena uno più di quanto definito dalla scala di Ansel Adams). Il sistema di Zonale, in pratica, non fa altro che “comprimere” i toni della scena tramite un particolare processo chimico (ovviamente nell’analogico – vedi l’esempio di sotto): per far si che il tutto “funzionasse” e che la scala dei toni fosse la più larga possibile, era necessario esporre per le ombre e sviluppare per le luci. Questo perché un sovrasviluppo incrementa le luci ma poco le ombre, un sottosviluppo attenua le luci ma non incideva sulle ombre.
E nel digitale? come accennato, c’è chi applica il sistema zonale alla lettera, anche se tecnicamente ha più senso esporre per le luci (e quindi lavorare in postproduzione sulle ombre)
Come usare il sistema a zone
Ora che avete le informazioni sul sistema zonale, come usarle? Sapete che la vostra fotocamera sta misurando per la Zona V, o grigio medio, ora considerate il vostro soggetto. Quanto è chiaro o scuro? Se fotografassi l’abito bianco di una sposa, sarebbe molto luminoso con texture; così andando secondo la tabella che cadrebbe nella Zona VII o VIII, che fa la compensazione dell’esposizione richiesta per una corretta esposizione PIÙ due o tre stop (la differenza tra la Zona V e dove dovrebbe cadere il tuo soggetto).
Come esperimento, provate a fotografare un pezzo di carta bianca semplice. Prima di tutto, assicuratevi che non venga aggiunta alcuna compensazione dell’esposizione – il vostro esposimetro dovrebbe essere al centro. Scattate una foto. Poi, aggiungete +2 stop di compensazione dell’esposizione. Questo porterà la vostra esposizione alla Zona VII. Poi, scattate un’altra foto. Notate la differenza? La prima immagine dovrebbe essere molto vicina al grigio medio, o Zona V, dove l’ultima immagine dovrebbe essere di un bianco brillante, ma mostrare comunque i dettagli sulla carta.
Misuratori di luce esterna
Un altro strumento che potrebbe esservi utile è un misuratore di luce portatile esterno. Funziona allo stesso modo del misuratore di luce della vostra fotocamera in quanto misura il grigio medio, ma ha il vantaggio aggiuntivo di leggere ciò che è noto come Luce incidente: ciò che cade sul soggetto, non riflesso da esso. L’esposimetro della vostra fotocamera è un misuratore di luce riflessa, ovvero legge la luce che è stata riflessa o che è rimbalzata sul vostro soggetto. Questo può sembrare ovvio, ma c’è una grande differenza tra luce incidente e luce riflessa. La luce riflessa è molto influenzata dal tono – più il soggetto è scuro, meno luce sarà riflessa, mentre più il soggetto è luminoso più luce sarà riflessa. Tuttavia, la luce incidente – o la luce proveniente dalla sorgente luminosa – rimarrà la stessa indipendentemente dai toni del vostro soggetto. Utilizzando un misuratore di luce esterno, state leggendo la luce direttamente dalla fonte, senza essere influenzati dal tono del soggetto.
Tuttavia, fate attenzione quando usate un misuratore di luce esterno a leggere la luce incidente dalla posizione del soggetto. Potreste essere all’ombra, ad esempio, e il soggetto al sole. Se doveste leggere la luce incidente per la vostra posizione, otterreste una lettura per la zona d’ombra, e non per il sole, che è la luce che cade sul vostro soggetto!
La nostra foto straborda: come fare?
Se la nostra foto ha un problema di toni (troppe zone chiare o troppe zone scure) abbiamo un problema che possiamo però provare a correggere. Supponiamo di avere una scena con una latitudine di posa molto ampia come una scena di montagna con in primo piano una casa dai muri bianchi illuminata dal sole ed una porta scura . L’esposimetro della nostra macchina puntato sulla porta ci riporta f/8 e 1/30. Lo stesso esposimetro, puntato sul muro, ci restituisce f/32 e 1/30 (ovviamente stiamo operando in priorità di tempi). La porta è il nostro obiettivo principale quindi quello da sistemare in zona V. Gli stop di differenza sono 4, il che significa che il muro ricade in zona IX, una zona priva di dettagli.
Se scattassimo questa foto, perderemmo ogni dettaglio sul muro, il che non va bene. Ovviamente se facessi il contrario, ovvero utilizzassi il muro come elemento cardine, perderei le informazioni di dettaglio della porta. Come si risolve il problema?
Ansel Adams introdusse il concetto dello sviluppo differenziato introducendo il suffisso N+ ed N- in funzione delle modifiche introdotte sui bagni di sviluppo. In fase di sviluppo e quindi nei bagni di sviluppo,è più facile intervenire sulle zone più colpite dalla luce (nel negativo quelle più scure).
Il nostro obiettivo è far si che che il muro ricada nella zona VII, quindi a solo due stop dalla zona della porta. Ne deriva che
ZONA [IX] – ZONA [VII] = -2 Zone = -2 f-stop
Questo valore viene rappresentato con il suffisso N-2 (comprimo di due stop) ed indica il valore con cui devo andare a modificare il tempo di sviluppo nel bagno chimico: in questo caso dovrò accorciare di due unità il tempo complessivo “standard” di sviluppo della fotografia (quello indicato con N+0 o N-0).
Riassumendo con un grafico, ecco cosa stiamo facendo sulla nostra foto:
In pratica, con il sistema introdotto da Ansel Adams, le alte luci vengono riposizionate nella scala zonale mentre le luci di “riferimento” (quelle della porta) rimangono ferme in zona V. Ciò che avviene è una contrazione del contrasto ed è una diretta conseguenza di come la pellicola reagisce al reagente chimico usato per svilupparla: le aree sul negativo a più elevata densità (quelle più scure) vengono interessate dai tempi di sviluppo maggiormente delle Zone a bassa densità (quelle più chiare).
La stessa operazione può essere fatta “al contrario” ovvero su fotografie dove abbiamo delle zone troppo scure (zona II) rispetto a quella di riferimento. In tal caso la correzione è al contrario e si va ad allungare il tempo di sviluppo di N+2.
Attenzione ovviamente che non è, in fin dei conti, solo quella zona a modificarsi: a seconda della pellicola usata si hanno differenti reazioni più o meno marcate. Per grosse linee possiamo ipotizzare questo tipo di comportamento al variare di N+ o N-:
Come si rapporta il sistema zonale con la fotografia digitale?
Con un semplice calcolo matematico è possibile rapportare la scala di grigi della fotografia digitale alla scala Zonale di Ansel Adams in modo da avere questa situazione:
Per ogni differente zona si ha una percentuale di grigio del digitale (dato dalla combinazione dei tre colori primari, Red, Green, Blue). La zona V corrisponderà al grigio 50%. Usando questa scala (occhio, parliamo di foto in bianco/nero) possiamo operare sulla “sviluppo” della fotografia (in tal caso di post processing tramite programmi quali photoshop) in modo da bilanciare con precisione le varie zone dell’immagine in modo da ottenere il massimo dettaglio dalle luci e dalle ombre.
Articolo aggiornato Marzo 2020 (prima pubblicazione 22 Mar 2012 alle 11:41)