Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini è una fotografa italiana nota nel mondo della fotografia e del cinema come Tina Modotti. Donna dall’animo inquieto, sfuggente, dalla bellezza malinconica e dalle travolgenti passioni, ha sempre fatto parlar di sé e non tanto per i suoi lavori quanto per gli intrighi amorosi e politici di cui è stata al centro.
La vita piena di amore, di tormento, di contraddizioni, di fascino, di arte, di avventura e di tragedie, ha reso Tina Modotti un personaggio sopra le righe, sempre in discussione e su cui discutere. Una vita che ha molto spesso messo in ombra il suo talento per il cinema e la fotografia, nonostante sia stata un artista di spessore internazionale e particolarmente dotata.
Tina Modotti non è stata solo scandali, intrighi e politica: è stata una giovane migrante friulana alla scoperta del sogno americano, è stata una ragazza povera che ha lavorato duramente per aiutare la propria famiglia, è stata un animo creativo che con la sua empatia è riuscita a cogliere le profondità dell’animo umano. E’ stata una donna innamorata del Messico e molto sfortunata con gli uomini.
La fotografia di Tina Modotti rispecchia la sua anima poetica ed elegante, la sua tecnica è ricercata, e nelle sue opere su può ammirare l’armonia della composizione ma anche la leggera teatralità. La perfezione tecnica è per l’artista quasi un’ossessione, il fine della sua fotografia è quello di dare un tocco di vitalità ed un senso ad un mondo disordinato, sregolato, violento e decadente. L’obiettivo della Modotti, in ogni caso, non è quello di produrre un capolavoro artistico ma di dare una fedele testimonianza della realtà.
Una delle sue più grandi fonti di ispirazioni fu il fotografo Robert Capa, grazie al quale decise di dedicarsi al reportage politico ed all’impegno umanitario.
Tina Modotti è in tutti i suoi lavori, sia quelli in cui è lei stessa il soggetto, sia in quelli in cui non lo è. Le fotografie di Tina sono esattamente come lei: libere dalle convenzioni, magnetiche ed affascinanti. In ogni suo lavoro i due aspetti della sua vita, quello personale e quello artistico, sono destinati a scontrarsi, a fondersi ed a completarsi.
La figura di Tina Modotti, per quanto eclettica, passionale e controversa, rimane particolarmente enigmatica: va davvero considerata come una rivoluzionaria affascinante oppure è una semplice vittima di una serie di sfortunati eventi?
Tina Modotti nacque a Udine nel 1896. Ancora bambina si trasferì in Austria con la famiglia per rientrare, dodicenne nel 1905, ad Udine. Qui lavorò in una filanda e grazie ad uno zio scoprì, nel tempo libero, il mondo della fotografia di cui ebbe modo di studiare tecniche e segreti.
Nel 1913 partì alla volta di San Francisco per raggiungere il padre, è nella città americana venne assunta da una fabbrica tessile. Nonostante il lavoro assorbisse gran parte del suo tempo, riuscì comunque a dedicarsi al teatro amatoriale. E fu proprio l’esperienza teatrale, dove poté confrontarsi con la vita d’oltreoceano, a mettere in evidenza come Tina Modotti era una persona molto differente dall’idea della donna americana, molto meno libera ed emancipata.
Nel 1918, all’Esposizione Internazionale Panama-Pacific, conobbe il poeta e pittore Roublaix, che la introdusse nei salotti artistici. Per il poeta lasciò San Francisco, trasferendosi a Los Angeles, dove lo sposò nel 1917. Los Angeles fu anche il set della sua esperienza, per la cronaca breve, cinematografica. Ad Hollywood prese parte a tre film ovvero (solo nel primo ebbe una parte principale): The tiger’s coat (1920), Riding with Death e I can explain. L’esperienza cinematografica terminò per decisione dell’artista: troppo commerciale, troppo finto, troppo artificioso per la sua indole.
L’anno successivo segnò la svolta nella vita sentimentale di Tina: conobbe infatti il fotografo Edward Weston di cui si innamorò, cosa che spinse il marito a trasferisi in Messico. E fu proprio in Messico che Roublaix contrasse il vaiolo, malattia che lo uccise nel 1922. Andando al suo funerale, Tina scoprì il Messico e se ne innamorò. Vi si trasferì con il nuovo compagno, Weston appunto, nel 1923. In Messico i due fotografi esplorarono il mondo della ritrattistica, lavorarono per il libro di Anita Brenner ( Idols Behind Altars, 1925-1926) ed esposero in una mostra fotografica organizzata dai gruppi rivoluzionari messicani.
Fra il 1925 e il 1926, i due fotografi tornarono sporadicamente nella città di San Francisco dove Tina Modotti entrò in contatto con la fotografa Dorothea Lange. Intanto, il rapporto con Weston si deteriorò, tanto che verso la fine del 1926 il fotografo tornò definitivamente in America. Tina, dal suo canto, si unì al partito comunista locale e divenne l’amante del pittore militare Xavier Guerrero, quindi di Vittorio Vidali. In questo periodo intrattenne collaborazioni con diverse riviste: Folkways, Forma, El Machete e New Masses.
Nel 1929 iniziò una breve relazione con Antonio Mella, successivamente ucciso dai sicari del dittatore di Cuba Gerardo Machado. Tina decise di ribellarsi (rifiutò l’incarico di fotografa ufficiale per il Museo nazionale Messicano), di parlare, o meglio di usare la sua fotografia quale mezzo di denuncia. Ma il clima politico messicano era oramai ad una svolta, con le organizzazioni comuniste che vennero messe fuori legge. Tina, personaggio decisamente scomodo, fu accusata di esser coinvolta nell’attentato contro il nuovo capo dello Stato Pasqual Ortiz Rubio, quindi arrestata ed espulsa dal Messico.
La partenza dal Messico sancisce anche la pausa dalla fotografia, pausa che durò all’incirca dodici anni. Dal Messico partì alla volta dell’Europa per giungere infine a Mosca dove svolse diverse missioni per la polizia segreta sovietica. Ottenne la cittadinanza, si unì al partito comunista ed alle Brigate internazionali. Negli anni successivi, si divise tra Mosca, Vienna, Varsavia, Madrid e Parigi aiutando i perseguitati politici.
Abbandonò definitivamente Mosca nel 1939 per la Spagna, sentendosi tradita ed illusa dalla politica di Stalin. Qui scoppiò la guerra civile spagnola, e Tina e Vidali cominciarono a lavorare negli ospedali e nel Soccorso Rosso internazionale svolgendo reportage e servizi.
Gli anni successivi furono un enorme calvario per Tina, che aveva cambiato il nome in Maria, a causa del suo credo politico. Si spostò a Parigi e tentò di tornare in Italia, nonostante fosse ricercata dalla polizia fascista. Successivamente, insieme a tantissimi altri esuli, rientrò in Messico (il nuovo presidente annullò la precedente espulsione) dove, insieme a Vidali, visse una vita di stenti, arrabattandosi con traduzioni e collaborazioni con agenzie umanitarie.
Tina Modotti muorì misteriosamente a Città del Messico nel 1942, di ritorno da una cena con amici. La causa ufficiale fu infarto ma la stampa scandalistica messicana ipotizzò un avvelenamento da parte dell’amante Vidali, che avrebbe pianificato l’omicidio a causa dei numerosi segreti condivisi con l’artista.