Richard Avedon nasce a New York il 15 maggio 1923 in una famiglia ebrea di origine russa.
La sua carriera inizia nel 1942 quando abbandona gli studi e, neppure ventenne, si arruola come fotografo nella Marina Mercantile americana dove gli viene assegnato il compito fotografare le autopsie e dove inizia a scattare ai compagni suoi primi ritratti, utilizzando la Rolleiflex regalatagli dal padre.
Nel 1945 apre il proprio studio e inizia a lavorare per numerose riviste come freelance.
In questo periodo ha l’opportunità di conoscere Alexy Brodovitch, direttore artistico della rivista Harper’s Bazaar, che gli consente di unirsi in modo stabile al gruppo di questa rivista e di diventarne il fotografo di punta e successivamente a sua volta direttore artistico nel 1961.
In questi anni elabora uno stile personale e un approccio del tutto originale alla fotografia di moda. Le modelle, sino ad allora generalmente ritratte in posa nello studio fotografico, sono invece fotografate come persone reali più che manichini, in scenari insoliti, come per strada o in locali notturni, e colte mentre ridono o comunque in pose dinamiche ed inconsuete.
A Richard Avedon è infatti attribuito il merito di aver rivoluzionato la fotografia di moda inserendo le modelle in contesti inattesi, come nel celebre scatto “Dovima e gli elefanti” scattata al Cirque d’Hiver di Parigi nel 1955 in cui la modella in abito Dior posa in mezzo a due elefanti irrequieti. Questa fotografia, stampata in grandi dimensioni (224 x 152 centimetri), ha un alto valore simbolico essendo stata esposta all’ingresso dello studio fotografico di Avedon a Manhattan per oltre 25 anni, e recentemente è stata venduta all’asta da Christie’s di Parigi per ben 841.000 euro.
Oramai lanciato nel mondo della moda, Avedon collabora con le riviste più prestigiose come Vogue e Life, lavora con gli stilisti più noti (lunghissimo il suo sodalizio con Versace) e si specializza nei ritratti, rigorosamente in bianco e nero.
Durante la sua lunga carriera fotograferà stelle del cinema come Marilyn Monroe, Humphrey Bogart, Brigitte Bardot, Audrey Hepburn, Charlie Chaplin, oltre a scrittori, personaggi storici come Eisenhower e Kissinger, icone della musica come i Beatles, Bob Dylan o Janis Joplin.
I suoi ritratti non sono mai scontati e svelano gli aspetti più nascosti dei soggetti fotografati: basti pensare al famoso ritratto di Marilyn Monroe, colta di sorpresa in un’espressione triste e distratta.
Ma Richard Avedon fotografa anche molte persone comuni.
Nel 1974 espone al MOMA di New York alcuni ritratti del padre colpito dal cancro, dall’inizio della malattia alla morte, in una mostra dal fortissimo impatto emotivo.
Nel 1985 realizza quello che probabilmente è il suo progetto più importante, In the American West, un viaggio durato cinque anni nella classe media americana, in cui scatta più di settecento ritratti di gente comune – operai, impiegati, cameriere, detenuti – che poi stampa in dimensioni enormi e che raccoglie consensi ma anche aspre critiche da parte di alcuni colleghi di Avedon che lo accusano di aver strumentalizzato i suoi personaggi a fini puramente commerciali.
I soggetti sono fotografati alla luce diffusa del giorno, con lo sguardo rivolto alla macchina e il fondale bianco, mettendo in evidenza elementi potenzialmente disturbanti come maglie macchiate, facce sporche di carbone, capelli spettinati, i volti scavati dei minatori, in netto contrasto con gli ambienti patinati della moda e delle celebrità fotografate fino ad allora e che costringono lo spettatore a confrontarsi con la realtà e con gli sguardi dei ritratti.
Richard Avedon, pur avendo lavorato per tutta la sua carriera essenzialmente nel mondo della moda, ha voluto mostrare così che il suo lavoro è anche rivolto ad aspetti diversi della realtà, tanto da recarsi a Berlino nel capodanno 1989 in occasione della caduta del Muro per fotografare lo straordinario evento storico e, soprattutto, la reazione delle persone per conto di una rivista francese.
Per due anni, nel 1995 e nel 1997, Pirelli affida a Richard Avedon la realizzazione del celebre calendario.
Gli scatti di Avedon sono esposti nelle più grandi collezioni mondiali, al Moma di New York e al Centre Pompidou di Parigi.
Nel 2004, ottantunenne ancora in piena attività, Avedon viene colpito da ictus cerebrale mentre sta realizzando per conto del New Yorker un servizio fotografico sulle elezioni presidenziali americane. Muore due giorni dopo a San Antonio, Texas.