La regola dei terzi e la regola aurea sono delle regole “proporzionali” che trovano applicazione principalmente nei formati fotografici (intendo pellicole/sensori) di oggigiorno e non sono gli unici sistemi esistenti: esistono infatti i cosiddetti sistemi assiali, molto utilizzati in passato da fotografi ben noti e scelti in quanto più confacenti al tipo di pellicola in uso. Per grosse linee, le regole compositive assiali si basano sulle linee “principali” dei vari formati fotografici ovvero le righe che tagliano in due la scena: orizzontale, verticale, diagonale sinistra e diagonale destra. Ovviamente anche una combinazione delle 4 linee citate può essere impiegata. Inutile dire che la regola dei terzi è a sua volta assiale ed è la classica “suddivisione” usata nel formato 24×36.
Henri Cartier Bresson, per esempio, ha usato spesso la regola dei terzi nei suoi lavori.
Notare come tutti i particolari nelle foto di Bresson sono curati in maniera quasi maniacale: l’orizzonte è sul primo terzo della foto così come i due filari di alberi si appoggiano entrambi alla stessa linea. l’albero si appoggia alla linea di demarcazione verticale tra il primo ed il secondo terzo. In più, in corrispondenza dell’intersezione tra le due linee termina la strada visibile e comincia il filare di sinistra, mentre poco più in alto termina il tronco e comincia la chioma dell’albero in primo piano. Ma vi siete accorti che il cielo è sovraesposto?! Probabilmente non subito proprio perché il resto ella scena ha catturato la vostra attenzione. Bresson, in questa foto, ha anche utilizzato una linea molto particolare (quella a sinistra) caricando su di essa gli elementi di spicco della foto. Questa suddivisione (per via delle proporzioni con le pellicole da 24×36) è chiamata suddivisione a 2:3.
Analoga situazione che troviamo nella foto, sempre di Bresson, seguente:
L’elemento principe della fotografia si sviluppa sulla linea di separazione tra il primo ed il secondo terzo.
Anche il fotografo Salgado ha utilizzato nelle sue composizioni la regola dei terzi anche se è andato “oltre” impiegando altri assi nella composizione delle immagini fotografate.
Nella fotografia di sopra è stato occupato il terzo in basso e si nota che oltre ad aver sviluppato in altezza la foto, ha fatto in modo che gli elementi principali (la cesta e la persona accovacciata, nonché le piante a destra) ricadano sulla linea diagonale del terzo più basso.
Oltre alla regola dei terzi, di fondamentale importanza, almeno nella fotografia storica, è ed è stato l’asse si simmetria speculare, sia orizzontale che verticale. Come si può intuire dal nome, l’obiettivo di questa tecnica è far si che la fotografia si “ripeta” specularmente nelle due metà della fotografia.
Ancora Bresson ci propone un esempio di questo tipo di fotografia: l’immagine qui sopra può essere suddivisa a metà lungo la verticale centrale. L’immagine rappresenta la città di Ile anche se, la città stessa, è l’ultima delle cose che attira l’attenzione: a farla da padrone sono i due ponti sulla Senna, sistemati sull’asse mediano della foto. L’albero, elemento suddivisorio dei ponti, è sistemato sull’asse mediano verticale “interseca” la carreggiata dei ponti proprio nel centro della fotografia. Bresson, per dare maggior risalto a questi oggetti, ha inoltre deciso di scattare la foto con una forte foschia (Ile è poco visibile) nonché ha usato una pellicola ad altra granulosità il che ha ulteriormente reso “poco visibile” il fondo della foto.
Una simmetria simile la troviamo nella foto di un altro mostro sacro della fotografia, Ansel Adams.
Il panorama è quasi perfettamente speculare tra sinistra e destra: non solo le montagne ma anche i riflessi nell’acqua e le ombre sono state studiate. In più questa fotografia presenta il secondo asse di separazione (quello orizzontale) posizionato sulla linea di separazione ad 1/3 mentre nella parte bassa è presente un elemento di “disturbo” (l’ombra) che rende meno noiosa la fotografia finale. Ovviamente il punto focale della fotografia è proprio sull’asse del primo terzo: su quest’asse Ansel Adams ha sviluppato la seconda (e primaria) specularità dell’immagine. Sopra le montagne, sotto il loro riflesso nell’acqua.
Osservando la foto successiva, ad opera di Carleton E. Watkins, osserviamo un altro esempio di immagine speculare: non c’è acqua che riflette ma elementi del tutto simili che si replicano nella fotografia.
Watkins inoltre introduce un concetto che vedremo meglio in un altro post, ovvero la “cornice” (detta quinta) intorno alla cascata (il soggetto) formata dagli alberi più scuri rispetto al soggetto. La foto è speculare rispetto all’asse verticale ed inoltre, a causa della (voluta) foschia presente vicino alla cascata, la stessa quinta assume un ruolo primario nell’immagine.
Esistono tantissimi esempi di fotografie del genere come le due famose foto scattate a New York da Andreas Feininger: nella prima abbiamo il classico caso di quinta con gli edifici laterali totalmente neri e l’Empire che si staglia sul fondo. Nella seconda foto invece la quinta è fatta dai tiranti del ponte. Notare come gli stessi tiranti suddividono la fotografia in tante piccole zone e come, oltre alla simmetria verticale, l’attenzione sia catalizzata (grazie alle linee, lo vedremo in un altro post) verso il centro-basso della fotografia, dove sono le due persone.
Continuiamo nella carrellata di foto simmetriche analizzando un ulteriore scatto di Adams: nella foto a seguire l’elemento di separazione è il tronco in primo piano mentre gli elementi simmetrici sono i tronchi “chiari” posizionati subito dietro. Il fondale è scuro per dare massimo risalto a ciò che è sulla verticale.
Ansel Adams ha inoltre scattato, alla pari di Ernst Haas, applicando la regola delle “fasce“: si tratta di fotografie dove il paesaggio è suddiviso appunto in fasce tra loro ben definite. Paesaggio non a caso: questo tipo di fotografia, che in fin dei conti si applica perfettamente alla regola dei terzi, è prevalentemente usata nella fotografia paesaggistica.
Nelle due fotografie di sopra è ben espressa questa tecnica: le fotografie sono divisibili in più fasce, ognuna con una sua propria caratteristica cromatica. Differenza cromatica che è esasperata nella foto di Adams: quest’ultima è divisibile in cinque fasce “alternate”. Scuro, Chiaro, scuro, chiaro ed ancora scuro. Notate anche il piccolo particolare in basso: la silhouette di un cavallo che riesce ad attirare l’attenzione dell’osservatore.
Le differenze cromatiche sono presenti anche nelle fasce di Haast: se ne contano sette di cui la seconda irregolare e composta dalle nuvole. La fascia più bassa, infine, straborda nella precedente per via dell’acqua che si frange. Particolare che evita di rendere piatta e statica la fotografia. Inoltre, lo sbuffo d’acqua riprende il motivo delle nuvole, quasi a rendere la scena simmetrica sull’asse orizzontale.
Le fasce non sono solo orizzontali: lo stesso Adams ci permette di valutare questo effetto in verticale con la seguente scena:
Le fasce verticali sono create con gli alberi. Notate la pianta in primo piano: è l’elemento di spicco della fotografia, posizionato sul primo terzo. Inoltre Adams è riuscito nell’intento di trasformare l’alberello nel “raggio” di una ipotetica circonferenza all’interno della quale sono posizionati gli elementi fondamentali della scena. L’alberello a destra o anche il tronco ancora più a destra che comincia ad essere visibile proprio a partire dalla circonferenza.
Passiamo infine ad analizzare alcune composizioni basate sugli assi obliqui.
In tutte le fotografie sopra riportate, firmate da Ansel Adams, Sebastiao Selgado, Bresson, Libshon e Hine, le linee fondamentali sono le oblique. Le ultime due fotografie sono molto simili e caratterizzate da una diagonale ascendente. In più Salgado ha posizionato un albero sulla verticale del primo terzo. Simile anche il contrasto anche se opposto: chiaro nella parte alta della foto di Salgado, scuro in quella di Adams.
Anche nelle due foto immediatamente precedenti a firma Adams, troviamo la diagonale Ascendente nella foto della foresta (con l’orizzonte allineato con il primo terzo) e una diagonale discendente nella foto del tronco. Anche Bresson ha usato la stessa diagonale nel ritratto di donna, focalizzandosi in particolare sulla gamba di quest’ultima.
Le foto di Hine e Libshon, invece, fanno uso della diagonale discendente. In particolare, nella foto del treno, la diagonale discente fornisce un senso di movimento al treno stesso.
Come detto inizialmente, non è raro trovare delle composizoni che si basano sull’uso di più assi in contemporanea (e abbiamo già visto esempi in queste foto): altri esempi sono la composizione a “piramide”, a “clessidra” o a zig zag”.
I due esempi di sopra firmati Clift e Adams sono esempi della composizione a piramide: ad essere impiegate sono le linee diagonali che trovano origine lungo l’asse di simmetria verticale. Entrambi i fotografi hanno fatto in modo di centrare il vertice della piramide su uno dei due assi orizzontali (dei terzi): quello più alto nel caso di Adams, quello più basso per Clift.
Di Freininger un esempio di composizione a clessidra anche se non propriamente perfetta: guardando gli spazi luminosi a sinistra e a destra ci si rende conto che tendono a “rimpicciolirsi” verso il centro della fotografia creando due triangoli con vertice al centro.
Per concludere questo articolo, parliamo della composizione a zig zag: in questo caso esiste un mix di linee orizzontali e diagonali. Due esempi sono quelli di Hoel Smith e dell’onnipresente Adams:
La diagonale (o nel caso di Adams il serpentone) da un senso di movimento alla fotografia oltre che guidare l’occhio umano verso un ben determinato punto (in entrambi i casi le montagne sullo sfondo). Vedremo in seguito più nel dettaglio alcune di queste tecniche come la regola dei terzi, l’uso delle linee e la regola aurea.