Abbiamo visto settimana scorsa l’introduzione alla calibrazione delle lenti. Addentriamoci adesso nei dettagli, con il processo relativo alla calibrazione fine delle lenti stesse.
Identificate i problemi di messa a fuoco
Se siete un professionista o un amante delle reflex, generalmente saprete subito quando c’è un problema di messa a fuoco.
Tuttavia, in molti casi è un errore dell’utente finale o un problema con la tecnica della fotocamera che produce immagini morbide, quindi consiglio sempre di usare metodi adeguati per identificare i problemi di messa a fuoco. È qui che uno strumento come SpyderLensCal può tornare utile: non solo saprete subito se c’è un problema, ma determinerete anche se il problema di messa a fuoco è legato al fuoco posteriore o al fuoco frontale.
Calibrazione manuale con SpyderLensCal
Il processo di calibrazione manuale dell’obiettivo con SpyderLensCal è piuttosto semplice, una volta compreso cosa fare e dopo averlo fattoalcune volte:
- Sistematevi in un ambiente dove c’è molta luce ambientale, quindi preferibilmente all’aperto durante il giorno. Se questa non è un’opzione, dovreteimpostare luci potenti per esporre correttamente.
- Sistemate il SpyderLensCal su un supporto leggero o una superficie piana, quindi montate la fotocamera su un treppiede e livellatela correttamente.
- Posizionate la fotocamera a una certa distanza, a seconda della lunghezza focale dell’obiettivo. Ad esempio, per l’obiettivo Nikon 50mm f/1.4G, la distanza consigliata tra SpyderLensCal e la fotocamera è di circa 120 centimetri.
- Impostate la regolazione dell’AF sulla fotocamera su “0” (Menu Impostazioni-> Regolazione fine AF su DSLR Nikon) o semplicemente spegnetela. D
- Concentratevi sul motivo circolare sul lato sinistro del righello con il punto AF centrale puntato sul motivo circolare centrale e scattate una serie di immagini. Tra una esposizione e l’altra, dovete muovere l’anello di messa a fuoco, in modo che tutto sembri sfocato prima di iniziare. In questo modo, costringete il sistema AF a riacquisire la messa a fuoco ogni volta.
- Fate questo almeno 3 volte, poi analizzate ogni immagine sulla vostra fotocamera o su un computer
- A questo punto saprete se la situazione è rosea o meno.
Se il vostro obiettivo è perfetto, allora dovreste avere a fuoco la zona intorno allo zero sul righello e il pannello sulla sinistra. Se avete a fuoco i numero dopo lo zero, allora avete un problema di backbofusing. Al contrario, se sono a fuoco dei numeri prima dello zero, il problema è il contrario. Ma in ogni caso dovete ricalibrare. - Successivamente, è necessario attivare AF Fine Tune / Micro adJustment e impostare un valore per compensare il problema di messa a fuoco. Supponendo che si tratti di un problema di backfocus, dovete compensare con un numero negativo. Iniziate sempre con un numero estremo, ovvero -20, per vedere quanto dovete compensare. Scattate nuovamente una foto e analizzate il risultato. Se il focus si è spostato in avanti (i numeri prima dello zero), allora avete esagerato e dovete ridurre la compensazione. Procedete per step di 5 finquando non siete nell’intorno dello zero, per poi scendere a passi di -1 al fine di ottenere proprio il valore 0 totalmente a fuoco.
- Ogni volta fate sempre tre foto e ricordatevi di muovere l’anello ogni volta: il motivo è che l’autofocus a rilevamento di fase non è sempre preciso, e fare tre scatti permette di avere una “media” affidabile.
- Una volta ottenuta una regolazione con lo strumento, fate una prova in campo: scattate qualche foto all’aperto a diverse distanze e vedete come sono le foto. Se non sono buone, tornate “al banco” e fate lo stesso test mettendovi ad una distanza differente dal SpyderLensCal.
FoCal: calibrazione automatica
Il processo con calibrazione automatica dell’obiettivo è leggermente diverso.
Uno dei prodotti più potenti, è certamente il Reikan FoCal: questo software non solo esegue la calibrazione automatizzata / semi-automatica (a seconda di quale fotocamera è supportata), ma è dotata anche di funzionalità di reporting avanzate e test di ogni singolo punto di messa a fuoco, il che permette di capire, in maniera intiuitiva, quali punti di messa a fuoco sono precisi e quali no.
Il processo di calibrazione, come detto, può essere automatizzato al 100% per quasi tutte le fotocamere Canon e Nikon di ultima generazione (qui la lista aggiornata) e vediamo come (ovviamente avrete bisogno di un computer per fare la calibrazione):
- Collegare la fotocamera al computer utilizzando il cavo USB in dotazione. Assicuratevi che sia il software FoCal che i driver della macchina fotografica siano correttamente installati. Se i driver sono correttamente installati, il software FoCal dovrebbe riconoscere automaticamente la macchina fotografica.
- Sistematevi in un ambiente in cui c’è molta luce ambientale, in modo che l’autofocus funzioni correttamente.
- Stampate la tabella di test PDF fornita con il software FoCal. Fate in modo che la stampa sia di alta qualità (basta stamparla su formato A4).
- Montate il diagramma stampato su una superficie piana, come una parete. Montate la fotocamera su un treppiede e posizionatela ad una certa distanza proprio di fronte alla stampa, a seconda della lunghezza focale dell’obiettivo. Lo sviluppatore del software FoCal consiglia di sistemarsi in un intervallo compreso tra 25x – 50x la lunghezza focale dell’obiettivo in millimetri (quindi se si sta calibrando un obiettivo da 50 mm, è necessario eseguire un test posizionandosi ad una distanza compresa tra 1,25 e 2,5 m).
- Assicuratevi che il grafico sia parallelo alla fotocamera. Il software vi guiderà automaticamente su come allineare il tutto.
- Avviate il live-view e lasciate che il software vi guidi su come spostare e allineare la macchin fotografica.
- Quando tutto è pronto, vedrete uan spunta verde nel software, a questo punto potete avviare il test automatizzato (se la fotocamera lo permette). La fotocamera impiegherà un po’ di tempo per scattare le immagini e regolare la messa a fuoco.
- Finito il lavoro di calibrazione, il software vi diraà quale regalazione AF funziona meglio.Inoltre, se acquistate il FoCal Pro edition, potrete anche scoprire quale diaframma è il più nitido dell’obiettivo in uso.
La Distanza di calibrazione
Un grosso problema nel processo di calibrazione è che può variare a seconda della distanza.
Ciò significa che se si compensa la fotocamera per un problema di fuoco posteriore ad una certa distanza, se la distanza tra la fotocamera e il soggetto cambia (ad esempio di avvicinate o vi allontanante), la messa a fuoco potrebbe essere nuovamente errata. Ad esempio, un obiettivo 50mm f/1.4 a 120 cm potrebbe richiedere una regolazione -5. Spostare l’obiettivo a 200cm potrebbe richiedere una regolazione diversa, ad esempio -8. Infine, con l’obiettivo con messo a fuoco all’infinito potrebbe non richiedere alcuna regolazione.
Ciò accade a causa di una serie di fattori. Prima di tutto, i sensori di rilevamento di fase nelle reflex digitali richiedono molta luce, motivo per cui tutti gli obiettivi sono completamente aperti, indipendentemente dall’apertura a cui si imposta l’obiettivo. Questo si traduce in un bel po’ di variabili in gioco: l’apertura selezionata, lo spostamento della messa a fuoco, la distanza di messa a fuoco e via discorrendo. Oltre a ciò, le regolazioni fini a distanze molto ravvicinate sono molto più granulari rispetto a distanze più lunghe.
Il sistema di messa a punto AF non è così intelligente da essere in grado di far fronte a tutte queste variabili e quindi i valori di calibrazione potrebbero essere diversi a varie lunghezze focali, aperture e distanze tra fotocamera e soggetto. Inoltre, il tutto varia in funzione dell’obiettivo in uso: su alcuni obiettivi la differenza è molto evidente, mentre su altri obiettivi le differenze sono talmente piccole da non essere neppure notate.
Calibrazione della fotocamera: è utile?
La calibrazione della fotocamera funziona in modo affidabile quando si fatto piccole regolazioni, quando cioé non si usano valore troppo ampi. Quando si deve andare oltre il + o -20 punti di correzione, è il caso di fermarsi un attimo. Quando si calibra con valori inferiori al 20, la fotocamera e l’obiettivo rispondono con valori di messa a fuoco piuttosto coerenti alle, per esempio, differenti aperture o lunghezze focale (ovvero c’è magari un fuori fuoco quando si cambia lunghezza focale, ma è contenuto). Quando la calibrazione richiede al contrario valori superiori al 20, la situazione si complica in quanto la risposta in termini di messa a fuoco è molto, ma molto incoerente: ci possono essere aperture o lunghezze focali dove il sistema funziona alla perfezione, altri in cui la messa a fuoco è del tutto fallata. Questo perchè, probabilmente, il problema alla base del disallineamento è “grande”, ed ha molto più senso indagare dal punto di vista meccanico piuttosto che operare una correzione. Operare dal punto di vista meccanico significa mandare in assistenza l’obiettivo in modo da correggere fisicamente il problema stessa.
Molte fotocamere, proprio per evitare lamentele dai clienti, limitano la correzione a ±20, costringendo quindi i fotografi a chiedere assistenza se questi valori non sono sufficienti.
La Tolleranza di calibrazione
Ma allora, quali sono i livelli di tolleranza per i quali la calibrazione è accettabile?
Anche se la fotocamera vi permette di arrivare a ±20, personalmente limiterei il range a ± 10. Se si tratta di un sistema macchina/obiettivo con una certa età (diciamo fuori garanzia), arrivare a ±20 è una soluzione percorribile ma, nel caso si tratti di attrezzatura nuova, ha senso ricorrere alla garanzia e quindi all’assistenza. E non sono pochi i fotografi che fanno questa scelta a partire da ± 10.
Il processo continuo di calibrazione
Che vi piaccia o no, la precisione dell’autofocus delle vostre fotocamere e dei vostri obiettivi può cambiare da un giorno all’altro.
Ci sono molti fattori diversi che potrebbero influenzare la precisione, a partire da drastici cambiamenti di temperatura (gli obiettivi sono fatti di plastica, inclusi di fermi delle lenti. La plastica si deforma con la temperatura e non è detto che torni tutto come prima quando la temperatura torna ad essere quella “normale”) fino a considerare urti, usura, cadute. Alcune persone prendono la calibratura molto sul serio e eseguono la calibrazione anche più di due volte al mese. Tecnicamente, ha senso fare una calibrazione ogni volta che avete una sessione di fotografia importante, magari con un certo preavviso (qualche giorno) in modo da poter correre ai ripari nel caso i problemi di calibrazione fossero importanti. Il mio consiglio è quello di farlo ogni tre mesi di base, più delle sessioni aggiuntive, appunto, quando si deve svolgere un lavoro importante. E nel caso di necessità di riparazione, ricordate sempre che potete noleggiare un obiettivo in sostituzione del vostro.
In conclusione
La calibrazione, lo avrete capito, è un argomento complesso.
Sfortunatamente, numerosi fotografi e risorse online raccomandano ciecamente di adottare approcci diversi alla calibrazione dell’obiettivo senza comprendere appieno come funzioni il sistema di messa a fuoco automatica, il che porta a maggiore frustrazione e infelicità da parte degli utenti finali. A mio parere, è importante conoscere e comprendere tutti i dettagli del processo, compresi i possibili risultati prima di decidere di usare questa funzionalità.