Esistono svariate tecniche per aumentare i dettagli nelle foto, alcuni sono facili da implementare, altre molto più complesse e richiedono un uso esperto della fotocamera o l’uso di programmi di post produzione. In ogni caso, qualunque sia la strada da percorrere, abbiamo la possibilità concreta di incrementare la qualità finale delle nostre foto senza spendere capitali in apparecchiatura, giusto con un po’ di lavoro in più. Di seguito (e nel prossimo articolo) troverete cinque metodi molto efficaci per permettervi di ottenere di più dalle vostre immagini, al fine di aumentare i dettagli nelle foto e quindi fornire una maggior qualità complessiva.
La perfetta messa a fuoco attraverso il focus stacking
Focalizzarsi su un singolo particolare è una tecnica che ha avuto origine nella fotografia macro per catturare un soggetto nitido e avere intorno un contesto sfocato. E nel caso si volesse anche catturare lo sfondo a fuoco? In tal caso si parlerebbe di fotografia di paesaggio. Con la tecnica del focus stacking è necessario prevedere l’esecuzione di una serie di scatti in sequenza della stessa inquadratura, ogni scatto impostato con un differente piano di messa a fuoco. E’ necessario ovviamente usare un treppiede solido e robusto e scattare con un remotizzatore al fine di ridurre al minimo le vibrazioni dovute all’interazione dell’uomo con la macchina fotografica (vibrazioni).
Per ottenere i migliori risultati, tra i differenti scatti non ci dovrebbe essere alcuna modifica delle impostazioni della fotocamera: bilanciamento del bianco, il tempo di posa, valore di ISO e l’apertura del diaframma. L’unica differenza tra gli scatti deve essere la distanza focale. Bisogna iniziare regolando la messa a fuoco dell’oggetto più vicino (o meglio, la minima messa a fuoco possibile con l’obiettivo in uso), scattare e quindi regolare la messa a fuoco su un oggetto un po’ più lontano, fino a raggiungere la messa a fuoco all’infinito.
Da notare che è necessario fare più scatti quando si utilizza un diaframma grande come f /5.6 e meno scatti a diaframmi più piccoli, come f/11 (in quanto il piano focale è più esteso).
Dobbiamo per forza usare il focus stacking per aumentare i dettagli nelle foto?
Al fine di ottenere una messa a fuoco estesa, potremmo chiudere l’apertura su un valore, ad esempio, di f/22, impostare la messa a fuoco sulla distanza iperfocale e scattare.Il problema che una soluzione del genere porta parecchi problemi correlati, a partire dalla ridotta quantità di luce che entra sul sensore. Senza alzare gli ISO, sarà quindi necessario allungare il tempo di esposizione (velocità dell’otturatore): anche con la minima brezza, elementi in primo piano come i fiori o l’erba verranno leggermente mossi, cosa non proprio gradita. Inoltre, alla minima apertura, avremmo non poche aberrazioni sull’immagine finale, oltre a problemi di diffrazione.
Per risolvere il problema delle aberrazioni, è sufficiente selezionare l’apertura “migliore” (quella indicata dal produttore – si solito uno o due stop prima della massima). Per quanto riguarda invece la diffrazione, poco possiamo fare se non aumentare l’apertura, con conseguente riduzione del piano di messa a fuoco.
E’ realmente utile?
Quando vogliamo ottenere delle foto “perfette”, è fondamentale combinare il focus stacking con la migliore apertura per l’obiettivo in uso. Il tutto però tenendo in considerazione che, essendo la diffrazione una proprietà fisica della luce nel modo in cui colpisce il sensore, anche le lenti più nitide non saranno del tutto nitide alla loro apertura minima.
aumentare i dettagli nelle foto: esporre una scena per ottenere il miglior risultato
La tecnica di esposizione “miscelata” più familiare è naturalmente l’HDR (alta gamma dinamica). L’uso dell’HDR permette, combinando più scatti insieme tramite programmi di post produzione, di esporre correttamente le luci e le ombre nei contrasti più duri. Incrementare la gamma dinamica di un’immagine può essere, attenzione, sia un vantaggio che uno svantaggio. Se si lavora bene, si ottiene un’immagine più fedele alla realtà (ovvero a ciò che il nostro occhio vede). Se si esagera, si ottiene un’immagine irreale.
Dobbiamo per forza usare l’HDR per aumentare i dettagli nelle foto?
L’HDR ha avuto un’esplosione di popolarità intorno al 2010, con l’uscita in commercio di macchine fotografiche in grado di fotografare in HDR. Tutti volevano fare immagini “al di sopra della media”, elaborate, per dare quella sensazione “artefatta” alle immagini che ha permesso a parecchi di vincere non pochi concorsi.. L’HDR, negli ultimi tempi, ha avuto una flessione di popolarità, soprattutto per quanto riguarda le immagini che non rappresentano fedelmente la realtà ma sembrano essere, come detto prima, irreali.
Se non si vuole ricorrere all’HDR, possiamo realizzare delle immagini che richiamano l’HDR: un esempio sono le silhouettes. Scattando una fotografia con il sole basso al tramonto dinanzi a noi, realizzeremo una foto con una gamma dinamica ridotta…ma l’effetto sarà simile a quello che potremmo ottenere usando l’HDR.
E’ realmente utile?
Al fine di ottenere un buona foto, dovete utilizzare differenti velocità di scatto in funzione del soggetto. Scattando controluce, conviene tarare la velocità di scatto al fine di ottenere una sovraesposizione del cielo intorno al sole stesso. Facendo ciò, eviterete che il resto dell’immagine sia troppo scura. In alternativa, giocando con la misurazione della luce, esponete su una delle zone medie (non la più chiara e non la più scura): in questo modo dovreste avere un buon bilanciamento della scena, con l’uso di tutta la gamma dinamica a disposizione.
Nessun rumore nelle foto notturne
La riduzione del rumore nelle foto notturne ci obbliga a tornare a parlare dello stacking. E a tal proposito sottolineo come l’uso dello stacking per le foto notturne funziona solo quando ogni parametro è lo stesso: impostazioni della fotocamera, lunghezza focale, valore di ISO, apertura. Anche la temperatura della fotocamera deve essere la stessa per i migliori risultati. Le foto ottenute con la sovrapposizione di più immagini (stacking, molto usata in astrofotografia) si realizza, per grosse vie, calcolando la differenza tra due o più immagini. Naturalmente non c’è solo un metodo per realizzare lo stacking: i più semplice è la media. Ipotizzando fotografare un scena con un cielo stellato, bisogna prima di tutto allineare le stelle in tutte le immagini. Quindi impostate il 100% di opacità alla prima foto, il 50% alla seconda, il 33% alla terza e il 25% alla quarta (in un programma che permette di aggiungere layer, come Photoshop): l’immagine risultante dovrebbe avere pochissimo rumore residuo. Ovviamente esistono altri metodi più complessi quali il Kappa-Sigma, il metodo della mediana o altri medoti basati su algoritmi ben più complessi.
Possiamo farne a meno?
Durante il giorno, per aumentare i dettagli nelle foto, sì. Durante il giorno i metodi di riduzione del rumore non hanno la stessa efficienza che durante la notte, soprattutto se usate fotocamere professionali che offrono già una qualità eccelsa delle immagini. Durante la notte, al contrario, non possiamo fare a meno dello stacking se vogliamo avere foto prive di rumore. In particolare, grazie allo stacking, possiamo scattare immagini della stessa scena ad ISO crescenti. In questo modo possiamo aumentare la quantità di dettagli in talune zone e usare un programma di foto ritocco specifico come Noise Ninja (ma anche Lightroom o Photoshop) per fare lo stacking e ridurre il rumore nell’immagine risultate.
Attenzione a non cadere nella tentazione di aumentare il tempo di esposizione: la terra ruota e le stelle si muovono rispetto alla fotocamera. Se scattate immagini con tempo di posa di 2 minuti, per esempio, otterrete si un risultato migliore in termini di luminosità e rumore, ma le vostre stelle saranno più “soft”, ovvero saranno leggermente mosso. E non è un bene per l’immagine finale.
E’ realmente utile?
Immagini meno rumorose hanno la capacità di raccontare storie più interessanti. E meno rumore significa anche che è possibile stamparle a dimensioni maggiore.