All’inizio del nostro secolo la fotografia ha guadagnato velocemente terreno in precisione e rapidità di impiego: ricordiamo la nascita del “Tessar”, uno degli obiettivi più prestigiosi del 1902, poi fu prodotto l’apparecchio “Palmos” con la caratteristica di possedere il blocco contro le doppie esposizioni e così via, la produzione è andata sempre in costante aumento.
Nella prima decade del secolo scorso si calcola che in Inghilterra gli apparecchi fotografici fossero circa quattro milioni, in pratica uno ogni dieci abitanti.
Con il tempo la fotografia ha guadagnato anche gli spazi aerei e, le tappe dei vari procedimenti hanno prodotto logicamente dei cambiamenti negli apparecchi fotografici.
Dopo l’epoca delle grandi cassette per dagherrotipi c’è stato l’avvento della pellicola in rullo.
Come nasce la fotografia?
Nel luglio del 1826, un ufficiale francese in pensione, Nicephore Niepce fissò per la prima volta un’immagine su una lastra di peltro spalmata di bitume dopo circa otto ore di posa.
Dopo un trentennio di esperimenti e di tentavi con vari materiali, Niepce aveva scoperto che una piastra di metallo spalmata con uno strato di bitume di Giudea trattato con olio di lavanda presentava, dopo una lunga esposizione al sole, le zone chiare dell’immagine ancora coperte dell’impasto, mentre le zone scure si erano dissolte, lasciando nudo il metallo.
L’apparecchio era una semplice camera oscura che, molti altri avevano esperimentato prima di lui: tipo scatola nera con un foro per passaggio della luce.
Nel 1840 è stato Peter Wilhelm Voigtlander a realizzare un vero obiettivo a grande apertura, studiato soprattutto per il ritratto che risultò ben sedici volte più luminoso delle lenti precedentemente usate da altri.
Nel periodo dal 1895 in poi la fotografia esplose e molti fotografi professionisti affiorano nei set.
Il mercato della fotografia è stato sempre dominato dai giapponesi: sono i massimi produttori di apparecchi fotografici al mondo grazie al basso costo della manodopera e ai loro tecnici.
Come è fatta una macchina fotografica
Occorre premettere che il principio della camera oscura è basati su un fenomeno ottico: la luce passa attraverso un piccolissimo foro di una parte e proietta sulla parete opposta l’immagine invertita e capovolta del soggetto.
La macchina fotografica è composta da un corpo, da un obiettivo e da un otturatore. L’obiettivo è l’occhio della fotocamera e può essere formato da una sola lente o da un gruppo di lenti, come per esempio avviene negli smartphone di ultima generazione.
Oggi giorno la fotografia è cambiata, si pensi alla fotografia di reportage, di movimento, ripresa degli avvenimenti sportivi, di interni con luce ambiente – a quella subacquea, per non parlare di quella digitale.
La fotografia digitale è un procedimento mediante il quale si acquisiscono immagini statiche, proiettate attraverso un sistema ottico, su un dispositivo elettronico (sensore) sensibile alla luce, con successiva conversione in formato digitale e immagazzinamento su supporto di memoria.
I metodi più comuni per ottenere fotografie digitali consistono nell’effettuare la scansione di un’immagine precedentemente stampata, oppure sotto forma di negativo o diapositiva, con uno scanner d’immagini oppure di effettuare uno scatto con una fotocamera digitale.
Con l’avvento dei social il modo di fruire della fotografia è molto cambiato, innanzitutto Facebook, Instagram, TikTok e altre piattaforme social prescindono dalla stampa su carta in quanto la divulgazione avviene ormai attraverso la condivisione sul web.
Scattare delle foto, registrare dei video è diventata una passione globale, tutti con gli smartphone e senza più disporre di una macchina fotografica digitale, possiamo immortalare immagini dovunque siamo.
Alla facilità di accesso alla fotografia, si aggiunge la velocità a costo zero con cui le immagini possono circolare, non solo inviate da un destinatario all’altro, ma postate, scaricate, condivise, ripostate, etc.
In questo tipo di società, l’internauta è protagonista parte attiva creatore di contenuti, che immette fa circolare sul web senza pensare troppo alle conseguenze, anche quando, nella specie, le immagini e informazioni riguardino la rivelazione di dati personali e aspetti del proprio privato, sempre più esposto e labile.
Siamo ormai abituati ad essere tutti molto esposti sui social. Pubblichiamo foto, contenuti di ogni genere, storie e vicende personali: tecnicamente la diffusione di immagini/video sui social è considerata reato già nel D.lgs 196 il cui scopo è quello di evitare che il trattamento dei dati venga completamente eluso.
Quindi se una persona si fa un selfie in cui è ritratta da sola è libera di pubblicarlo o diffonderlo come e dove desidera: ciò non significa che possa però fare tutto quello che vuole con le immagini che coinvolgono altri interessati senza il loro previo consenso.
Il futuro della fotografia nell’era dei social va ben progettato per quanto concerne i malintenzionati che navigano in rete e va protetto dagli attacchi hacker: infatti, per esempio, una delle più importanti piattaforme di condivisione di foto, nata nel 2009 durante il periodo di massima espansione dei social network, ha confermato ufficialmente di aver scoperto una violazione dei propri server e, l’azienda non esclude che i malintenzionati possano essere entrati in possesso di informazioni personali, come nomi e cognomi degli utenti, nickname utilizzati sul sito, indirizzi e-mail e gli hash delle password.
Sembra scontato dirlo ma nei fatti ancora molte persone non sono protette, oggi più che mai tutelare la sicurezza online, gestire account sui social per pubblicare foto e altri contenuti è importante, ed è soprattutto facile farlo con un gestore di password attraverso il quale non sarà più necessario uscire dal browser per salvare le credenziali di accesso; basterà accedere una volta all’account e l’app automaticamente invia e salva i dati con un solo clic.