Il filtri Neutral Density (o filtri ND) sono probabilmente i filtri più utilizzati e diffusi nell’ambito della fotografia di paesaggio. Molto importanti nell’ambito della fotografia analogica, non hanno perso la loro funzione con l’avvento del digitale, anzi: il filtro a densità neutra è un filtro grigio la cui funzione è assorbire luce, quindi fondamentale quando si ha la necessità di fare foto con tempi di scatto molto lunghi ed in condizioni di luce molto forte (o diretta).
Per essere precisi, il filtro ND è un filtro opaco neutro la cui opacità è costante per tutto lo spettro dei colori: in questo modo non vi è una modifica dei colori dell’immagine ma esclusivamente una riduzione della luce che colpisce il sensore. L’esempio più classico che viene fatto per descrivere l’uso di un filtro ND è quello della fotografia dell’acqua:
Questa fotografia la si ottiene con un tempo di esposizione pari a 1 o 2 secondi e, in casi di forte illuminazione solare, il diaframma non è in grado di ridurre a sufficienza l’arrivo di luce al sensore al fine di conservare una corretta esposizione. L’unico modo per ridurre la quantità della luce è quella di usare un filtro Neutral Density.
I filtri Neutral density sono inoltre fondamentali quando si usano obiettivi non diaframmabili, come i catadiottrici: in questo caso il filtro ND funge proprio come un vero e proprio diaframma esterno! La loro utilità è anche molto apprezzata quando si vuole ottenere una messa a fuoco selettiva: in questi casi si deve sempre agire con il diaframma alla massima apertura e la luce potrebbe nuovamente essere troppa sovraespondendo l’immagine.
Esistono parecchi filtri ND sul mercato, ognuno avente una diversa capacità di assorbimento della luce. Sono etichettati con le sigle ND2, ND4, ND8, ND16 e ND32. Un filtro ND2 dimezza la quantità di luce che giunge al sensore, un filtro ND4 farà passare solo 1/4 della luce complessiva e così via. Per ogni “step” di filtro ND ovviamente si riduce di alcuni stop l’esposizione ed in particolare, il filtro ND2 ridurrà di 1 stop l’esposizione, ND4 di 2 stop, ND8 di 3 stop e così via.
Nella fotografia di sopra troviamo un altro uso tradizionale del filtro ND: l’appiattimento dell’acqua. Quando infatti si ha dell’acqua mossa (ovviamente non troppo), settare un tempo di esposizione molto lungo (90 secondi in questo caso) permette di rendere l’acqua calma. Ovviamente il problema della quantità di luce diviene importante essendo non propriamente notte. La foto di sopra è stata possibile grazie all’utilizzo, appunto di una serie di due filtri ND usati in contemporanea (nel caso di sopra, un GND 0.75 Hard + GND 0.6 Soft)
Esistono due tipologie di filtri ND e due differenti formati.
Per quanto riguarda il formato, possiamo acquistare dei filtri ND circolari che si avvitano dinanzi all’obiettivo oppure i filtri ND a lastra. Mentre i primi sono il tipo “classico” a cui siamo abituati, i secondi sono filtri che permettono la traslatura dello stesso lungo un’asse, permettendo quindi di regolarne la posizione dinanzi all’obiettivo (di solito questo tipo di filtro è graduato).
Il loro vantaggio è appunto nella possibilità di variare la gradazione (vedremo più avanti) ma di contro si ha a che fare con dei filtri più ingombranti, meno veloci da montare e soprattutto più delicati.
Come si vede nella foto, il filtro in questione necessita il montaggio di un sistema di portafiltri dinanzi all’obiettivo. Un sistema non proprio piccolo.
Per quanto riguarda la tipologia, abbiamo i succitati filtri a gradazione unica, per lo più di forma circolare, ed i GND, Graduated Neutral Density, ovvero filtri digradanti neutri. Questi ultimi sono solitamente del tipo a lastra.
La loro caratteristica è quella di avere un oscuramento digradante da una parte all’altra del filtro. Sarà massima (rispetto al valore di riferimento) da un lato del filtro, nulla dalla parte opposta (totalmente trasparente).
Il loro utilizzo è legato a situazioni in cui una delle due metà del fotogramma sia troppo luminosa. Mi è capitato qualche giorno fa di fotografare un manto nevoso con alle spalle una foresta: purtroppo con i mezzi a mia disposizione in quel momento non mi è stato possibile effettuare un’esposizione corretta dell’intera scena. Se avessi avuto un filtro digradante avrei potuto montarlo in modo tale da avere il massimo oscuramento in concomitanza della neve ed il minimo sugli alberi. L’effetto finale sarebbe stata una fotografia senza zone sovra o sotto esposte.
Nella foto di sopra è stata esposta correttamente la parte bassa della foto mentre il cielo è fortemente sovraesposto in alcuni punti. Se esponessimo correttamente il cielo, ci ritroveremmo con una parte bassa della fotografia troppo sottoesposta. Per correggere il problema, è stato introdotto un filtro ND digradante con la parte scura verso l’alto ed ecco che l’esposizione della fotografia è perfetta in entrambe le parti.
Ovviamente un filtro del genere si può usare solo se la demarcazione è netta: se avessimo avuto degli scogli “più in alto” nella fotografia, questi ultimi sarebbero apparsi troppo scuri. Non proprio il massimo.