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Gli SPOF nella fotografia (single point of failure)

di Natale Li Vecchi
in Rubriche
Tempo di Lettura:5 minuti
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SPOF, ovvero single point of failure. In informatica e non solo è una terminologia molto usata, e anche l’ambito fotografico non fa differenza.È cosa nota: tutti o quasi tutti almeno una volta abbiamo perso le nostre foto digitali. La causa più comune è da ricercare in un malfunzionamento dell’hard disk sul quale queste erano state salvate. Per quanto sia la causa più comune, va sottolineato come questo non sia l’unico “modo per perdere” le immagini: ad esempio un’altra causa è da individuare nel vero e proprio furto dell’hard disk.

Il problema principale di tutti noi è che non siamo in grado di valutare l’impatto della perdita fin quando non ci accade: solitamente è proprio la perdita di qualche importante documento a farci ragionare e a farci interrogarci se forse sarebbe stato il caso di intervenire prima del “fattaccio”, cercando soluzioni per mitigare il rischio. Ma quali sono le metodologie più comuni e più efficaci da applicare per evitare di vedere andare in fumo fotografie e dati di una certa importanza?

Gli SPOF nella fotografia
La rottura di un HDD è la prima causa di perdita di informazioni By: inyucho – CC BY 2.0

Gli SPOF nella fotografia: Single Point Of Failure

In definitiva il “single point of failure” dovrebbe essere un concetto di facile comprensione. Wikipedia per esempio riporta: ” In un sistema informatico il single point of failure, letteralmente singolo punto di vulnerabilità, è una sua univoca componente (hardware o software) che in caso di malfunzionamento o anomalia causa disfunzione dell’intero sistema.”

Esempi di SPOF nella fotografia

Foto archiviate su un singolo disco rigido

L’esempio classico di single point of failure è da ricercare nell’archiviazione di tutte le foto su di un solo disco rigido.

Dal momento che le foto si trovano in copia unica su di un solo disco fisso, se questo disco rigido smettesse di funzionare, le foto andrebbero perdute. Il disco rigido rappresenta in questo caso il single point of failure.

Al fine di evitare che il disco rigido possa diventare un single point of failure sarebbe necessario semplicemente possedere diverse copie delle medesime foto su differenti unità. In questo modo se si dovesse verificare un problema ad un singolo hard disk si avrebbe la possibilità di attingere agli altri.

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Gli SPOF nella fotografia
Può anche sembrare esagerato ma se avete tutte le copie di backup nello stesso luogo, potreste perdere tutto a causa di un incendio o di una più banale perdita d’acqua By: Kiwi NZ – CC BY 2.0

Foto archiviate in un unico luogo

Supponiamo di aver fatto un backup delle nostre foto su differenti hard disk (se ne consigliano almeno tre) tutti però presenti in un singolo luogo, come ad esempio la nostra abitazione personale. In questo caso le differenti unità non hanno un gran livello di sicurezza: l’abitazione potrebbe trasformarsi in un single point of failure. Perderemmo le nostre foto in caso di incendio, di una perdita d’acqua dal piano di sopra che invade lo spazio dove gli hard disk sono conservati, o anche di furto in appartamento

Ciò che è quindi necessario fare è archiviare le nostre foto in differenti posizioni, al fine di evitare una situazione di single point of failure.

Guasto del computer

Molte volte invece il problema nasce non da una vera perdita di dati ma dall’aver perso del tempo utile

. E Se il nostro computer subisse una rottura? E se questa rottura fosse vicina ad una importante scadenza nei confronti di un cliente, sareste in grado di gestire una situazione simile? È fondamentale considerare che nell’intero flusso di lavoro potrebbero essere presenti dei single point of failure. Ed al contempo è fondamentale prevederli e cercare di mitigarli. In questo caso specifico possedere un secondo computer potrebbe essere la soluzione per evitare tempi morti. Avere una copia clone del disco di avvio (boot) del computer principale può anche contribuire a ridurre o eliminare i tempi di inattività. A tal proposito esistono svariati strumenti in rete che permettono di creare delle copie perfette: ricordatevi però di effettuare questa operazione con una cadenza specifica, per esempio ogni settimana (o due).

Malfunzionamento dell’equipaggiamento

In questo ambito la possibilità di riscontrare un single point of failure è davvero molto vasta. In primo luogo è necessario considerare che la fotocamera potrebbe avere anche qualche problema. Risulta perciò palesemente importante mettere in conto questo aspetto soprattutto per chi della fotografia ne fa un uso prettamente professionale. Disponendo di una sola fotocamera durante la sessione fotografica, se sopraggiungessero dei problemi allora non ci sarebbe modo di completare il lavoro. Fate in modo che la fotocamera non diventi un single point of failure: portate sempre una seconda fotocamera con voi nelle occasioni più importanti.

Stesso discorso vale anche per gli obiettivi: potrebbe tranquillamente verificarsi una situazione di single point of failure (rottura, caduta accidentale, disallineamento delle lenti, graffi, polvere all’interno, acqua, condensa…sono tantissimi i problemi che possono verificarsi con le lenti). Questa situazione merita particolare attenzione perché esiste sicuramente la possibilità di disporre di un secondo o terzo obiettivo, anche se potenzialmente non risolve del tutto il problema del single point of failure. Un esempio? Se si dispone di due obbiettivi  con caratteristiche differenti (ad esempio un obiettivo da 50 mm e un obiettivo da 200mm) potrebbero non essere in grado di sostituirsi a vicenda.

Bisogno di un fotografo o di un videomaker?

È inoltre necessario considerare accessori fondamentali quali batterie, caricabatterie, cavi, schede di memoria, filtri e quant’altro. Cosa accadrebbe se la scheda di memoria si rompesse (capita spesso?) o se la batteria si esaurisse in anticipo rispetto alle vostre aspettative? Se siete un professionista allora pensare ai single point of failure è fondamentale.
Vale la pena di considerare la potenziale perdita che deriverebbe nel caso non si disponesse di attrezzature di backup. Per un professionista, una perdita a causa di un single point of failure potrebbe essere una responsabilità enorme, sia dal punto di vista finanziario che da quello della reputazione.

Per chi della fotografia ne fa solo un hobby, potrebbe semplicemente significare una perdita di tempo, e magari un’occasione fotografica persa. Quindi, il tempo, la fatica e il denaro che si investono nel ridurre gli errori di single point of failure dipendono solitamente anche dal livello fotografico personale.

La soluzione agli SPOF nella fotografia

Da ciò che abbiamo scritto fin qui la soluzione più semplice è quella di creare o avere dei “backup” (che si tratti di materiale informatico o fotografico). Situazione più tecnicamente nota come ridondanza. Il costo della ridondanza deve essere rapportato al rischio economico (o affettivo, perché no) del single point of failure.

Facciamo un esempio: fotografo amatoriale con qualche giga di foto personali su hard disk. Non ha senso spendere soldi per la ridondanza della macchina fotografica ma ha senso sicuramente spendere soldi nell’ambito informatico, acquistando hard disks o spazio web (nel cloud). Al contrario, per un fotografo professionista, è fondamentale anche investire sul materiale fotografico per non rimetterci troppi soldi, contratti e clienti.

Gli SPOF nella fotografia: in conclusione

La domanda basilare dovrebbe essere “Che cosa accadrebbe se questo si rompesse, o si perdesse, o venisse rubato?” Non dovrebbe esserci mai un punto di non ritorno come la perdita di dati importanti, fotografie in questo caso,  e bisognerebbe sempre intervenire prima che questo accada utilizzando il giusto rimedio. Tuttavia è necessario ricordare che il rischio di perdita non è totalmente eliminabile, l’imponderabile potrebbe essere dietro l’angolo. Si può certamente dire che il fenomeno è facilmente riducibile…ma non di più.

Tags: cloudHDDSPOF
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Natale Li Vecchi

Natale Li Vecchi

Scrivo di fotografia quasi per caso ma con dedizione e passione. Nella mia quotidianità mi occupo di tutt’altro ma scrivere di ciò che mi piace mi fa stare bene; nel mio tempo libero studio la fotografia e i grandi fotografi. Sono un convinto sostenitore delle potenzialità del bianco e nero e della “fotografia di prima linea”, del fotogiornalismo quindi, dell’inchiesta e del reportage. Mi servo di due reflex, una digitale e una a pellicola bianco e nero.

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