La storia dei videogiochi è caratterizzata da un’incredibile evoluzione, che passa dalle meccaniche, dalle dinamiche di gioco e dalla grafica. Tutti elementi che contribuiscono in egual maniera e che, se ben incastrati fra loro, riescono nell’arduo compito di coinvolgere l’utente e conquistare il successo del grande pubblico.
Quello che salta immediatamente all’occhio di chiunque, anche dei meno esperti del settore, è comunque il fattore grafico.
Il suo miglioramento nel corso degli anni ha fatto la differenza, raggiungendo livelli di realismo che spesso arrivano ad indurre in errore e a farci scambiare le immagini virtuali per vere e proprie fotografie. Qualche tempo fa avevamo proprio dedicato un approfondimento al tema dei videogiochi iperrealistici e della grafica fotorealistica, valutando pro e contro di questa tendenza.
Vediamo, invece, in questo articolo come questa evoluzione dell’immagine si sia sviluppata e quali siano i risvolti che può avere.
Indice
- Come si è arrivati al realismo attuale?
- Miglioramenti per il futuro: si punta sull’AI
- Il gioco nel metaverso e l’importanza della grafica nel suo sviluppo
- Conclusioni
Come si è arrivati al realismo attuale?
È negli anni Settanta che inizia la vera e propria evoluzione dell’immagine del videogioco, ben lontana da quella a cui siamo abituati ora. Sostanzialmente, non si trattava che una manciata di pixel sullo schermo, senza troppi colori e pieni di bordi.
Sono gli anni Novanta a rappresentare, invece, l’epoca più classica, nonché quella di esplosione del videogioco. Un periodo che richiama immediatamente alla nostra memoria le iconiche figure proiettate dalle macchine a 16 bit.
La svolta è, poi, sicuramente sopraggiunta grazie alla grafica 3D, tecnologia che è riuscita a conferire l’idea di profondità anche a rappresentazioni che ancora non potevano dirsi propriamente realistiche. Nella realizzazione dei giochi si è poi iniziata a introdurre la replica dell’illuminazione naturale che, combinata agli altri effetti, ha fatto gran parte del lavoro di avvicinamento alla replica della realtà.
Effetti speciali e 3D sono quindi gli strumenti che si può dire abbiano decretato il definitivo passaggio da una visualizzazione piatta e monotona a una grafica decisamente più coinvolgente e immersiva.
Fino ai giorni nostri. Fino al risultato che, come dicevamo, può addirittura giungere a trarre in inganno chi si trova a davanti a uno schermo. E questo non solo grazie all’avanzamento delle tecniche di realizzazione dei videogiochi, ma anche per via della crescente risoluzione che TV e monitor sono oggi in grado di proporre, pensiamo a tecnologie come il Full HD e il 4K. E non è di certo un caso che i principali produttori di televisori abbiano iniziato a pensare i propri prodotti anche per il gaming e non solo per la canonica trasmissione di programmi.
Si sostiene, infatti, che il progressivo sviluppo dei display a risoluzione sempre più alta abbia contribuito in modo non indifferente nel migliorare la definizione e la nitidezza grafica. L’utilizzo, per esempio, di risoluzioni VGA e di estensioni leggermente diverse che aumentano il numero di pixel per pollice, progettate per formati di schermo con diversi rapporti, come i 4:3 o le risoluzioni GD a 16:9. Ogni formato ha dimensioni e palette di colori specifiche, gestite da un gran numero di megapixel in immagini trasmesse ad alta velocità, che offrono una qualità superiore e maggior ricchezza alle immagini.
Miglioramenti per il futuro: si punta sull’AI
Le speculazioni sono molte, ma per ora la principale candidata per i futuri sviluppi, in termini qualitativi, delle immagini virtuali è, senza ombra di dubbio, l’intelligenza artificiale. Nvidia l’ha già messa in campo nei propri driver, mediante le innovazioni della DSR (Dynamic Super Resolution) e della DLDSR (Deep Learning Dynamic Super Resolution). Quest’ultima una versione della prima migliorata proprio dall’intelligenza artificiale: l’aggiunta dell’AI richiede meno pixel di input, con una qualità finale comparabile a quella del DSR, ma con prestazioni maggiori.
Ulteriori evoluzioni potrebbero venire apportate dallo sviluppo di tecnologie simili a quelle su cui, ad esempio, si basa l’applicazione che sta spopolando in questi giorni, Lensa AI, mediante la quale le persone trasformano le fotografie in rivisitazioni prodotte dall’AI. Un prodotto al momento al centro di diverse polemiche, soprattutto sul tema della privacy e della connotazione inappropriata che tale programma appone a immagini sensibili, come quelle dei minori.
Ma questa tecnologia, se dovutamente affinata, potrebbe aiutare parecchio il mondo del gaming, proprio grazie alla capacità di rielaborare immagini reali e dunque conferire un realismo estremo, non solo a livello grafico, ma anche espressivo e comunicativo.
Due caratteristiche che rivestiranno fondamentale importanza nelle esperienze ludiche che potremmo sperimentare nel metaverso in un futuro non troppo lontano.
Un’invenzione che, al momento, si trova ancora in fase di rodaggio e alla quale sono state mosse non poche critiche, soprattutto per la grafica abbastanza rudimentale degli avatar, al momento effettivamente poco convincenti. Se pensiamo, infatti, a un’immagine virtuale che debba rappresentarci in un intero universo, all’interno del quale si potrà fare shopping, partecipare a meeting lavorativi, incontrare persone e dedicarci ai nostri intrattenimenti preferiti, è chiaro che il desiderio è quello di essere ritratti nel modo più realistico possibile. E, probabilmente – visti i trend sui social network e non solo – anche privati di qualche piccolo o grande difetto, compito in cui programmi come Lensa AI – abbiamo visto – riescono perfettamente.
Il gioco nel metaverso e l’importanza della grafica nel suo sviluppo
Al momento, i metaversi esistenti non stanno riscuotendo particolare successo, men che meno quelli basati su blockchain e realtà virtuale in combinazione fra loro. Il miglioramento dell’elemento grafico potrebbe iniziare a trainare utenti verso l’adesione a questi mondi virtuali e, a propria volta, spingere a un ulteriore sviluppo di questi progetti, il cui potenziale è, innegabilmente, rivoluzionario.
Prendendo ad esempio il settore del gaming, oggetto di questo focus, il metaverso rappresenterebbe una preziosa risorsa per tutti i giochi online nati come replica di intrattenimenti tradizionalmente fisici e sperimentati dal vivo.
L’esempio più lampante si trova nei palinsesti dei casinò online italiani regolamentati, che propongono room in cui l’utente ha la possibilità di interagire con altri utenti e croupier dal vivo. Si tratta di chiari adattamenti virtuali e informatici di esperienze che non possono essere fruite dal vivo e in cui il metaverso e la VR potrebbero introdursi facilmente, proponendo una via di mezzo fra l’esperienza fisica e quella virtuale. Un passaggio che, però, necessariamente passa attraverso una grafica realistica degli avatar e degli ambienti in cui il gioco si svilupperebbe, ipotesi più che confermate dallo scarso successo che per ora stanno avendo le case da gioco aperte sui metaversi, come ICE Poker in Decentraland e Slotie in The Sandbox.
Conclusioni
L’immagine, come abbiamo visto, non è solo uno dei tanti elementi che vanno a costituire un videogioco, ma è stato – nel corso degli ultimi quarant’anni – il vero e proprio filo conduttore del processo di sviluppo di un settore così importante come quello dei videogiochi.
Una circostanza che non può essere ignorata e che dovrà esser tenuta in considerazione sia dai produttori di contenuti di settore, sia dalle aziende Big Tech che si stanno approcciando ai mondi virtuali come i metaversi: progetti in cui il fotorealismo sarà al centro dell’attenzione e base fondante del successo.